martedì 31 marzo 2020

Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono

«Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.»

Siamo arrivati al martedì della quinta settimana di quaresima, ultima prima della settimana santa. Nel Vangelo Gesù, rispondendo alla domanda «Tu chi sei?», manifesta quanto più chiaramente possibile la Sua identità messianica e la Sua divinità.
Anche noi, come i contemporanei di Gesù, siamo invitati a chiederci: chi è veramente quest’uomo? Nel brano di oggi il Maestro, ci provoca, ci scuote: per diverse volte, riferito a se stesso, usa il nome di Dio: Io sono. Era impensabile che qualcuno, sano di mente, si attribuisse questo nome! Il solo pronunciare il nome di Dio era gravissimo, un abominio, un orribile peccato.
Per provare la sua identità, Gesù chiede a chi lo ascolta di guardare le sue opere, di individuare nel suo comportamento l'opera di Dio. In questi giorni di deserto anche noi siamo invitati ad individuare le opere del Padre nella nostra vita, a vedere la Sua presenza nella nostra quotidianità.
Quante volte anche noi, invece, come Israele nel deserto, misconoscendo le opere salvifiche di Dio, ci lasciamo andare a lamentele e mormorazioni (prima lettura). In questo particolare  momento di deserto che stiamo vivendo, qualcuno mi ha confidato di avere scoperto: «Prima eravamo felici e non ce ne accorgevamo!».
Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono. Come antidoto al veleno della mormorazione, reso manifesto nel deserto dai serpenti, Mosè fa un serpente di bronzo innalzato su di un’asta. Noi siamo invece chiamati ad elevare lo sguardo a Cristo Crocifisso per riconoscere in Lui il Dio Amore che nulla si risparmia pur di salvarci.
Fr. Marco

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