sabato 14 marzo 2020

Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità


«Il Signore disse a Mosè: “Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d’Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà”». (Es 17, 3-7)

«… l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.» (Rm 5, 1-2.5-8)

«​“Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità”». (Gv 4, 5-42)

La Parola della terza domenica di quaresima ci presenta il simbolo dell'acqua, simbolo potente e fortemente evocatore: immagine di purezza e soprattutto elemento essenziale per la nostra vita. Un simbolo che ci richiama l’origine della nostra vita cristiana: l’acqua del Battesimo per la quale siamo nuove creature.
Nel Vangelo tutto ruota attorno ad un pozzo e a due assetati. Gesù è solo, i discepoli sono andati al villaggio a prendere da mangiare. La donna che va a prendere acqua a mezzogiorno non ha nome, perché è colta a simbolo dell'intera regione e di tutti gli eretici che la Samaria rappresenta.
Gesù si accosta alla samaritana come un assetato. Nel dialogo, però, il Maestro fa emergere la “sete esistenziale” di questa donna, la sete d’amore per estinguere la quale aveva avuto “cinque mariti”. Proprio per venire a darci l’acqua viva, che sola è capace di estinguere la nostra sete, Gesù viene in mezzo a noi.
Come Israele nel deserto, infatti, l’umanità soffre la sete. Una “sete di vita”, “sete di senso”, la “sete d’amore” che, anche senza esserne consapevoli, è sete della vitale relazione con il Padre. L’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio che è Amore (cfr. 1Gv 4,8), ha “sete d’amore”: ha bisogno di amare ed essere amato per essere felice. Per estinguere questa sete, l’uomo spesso scava “cisterne screpolate” (cfr. Ger 2,13) credendo di potersi “dissetare” possedendo cose e persone. Ma, come dice S. Agostino, il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Dio. Solo la relazione con Lui può donarci quella Vita cui aneliamo.
Può capitare anche a noi, come Israele provati dalla sete e smarriti nel deserto della vita, di dubitare dell’amore di Dio e mormorare: «Il Signore è in mezzo a noi, sì o no?» (I lettura).
Per dare una risposta a questo interrogativo esistenziale, oggi Gesù si mostra a noi mendicante del nostro amore. Sulla Croce dirà: «Ho sete»; oggi alla samaritana dice: «Dammi da bere».  Proprio per estinguere la Sua e la nostra sete, Gesù viene ad aprirci la “sorgente di acqua viva”. Non è a sproposito che, dopo che Gesù ha mostrato alla donna la sua “sete” rimasta insoddisfatta dai “cinque mariti”, la samaritana lo interroga sul luogo in cui adorare Dio. La risposta di Gesù le indica dove “dissetarsi”: «i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità». È Lui la Sorgente, è Lui la Verità, colui che ci rivela la vera immagine del Padre, colui che viene a donarci lo Spirito che in noi grida: “Abbà, Padre” (Cfr. Rm 8, 15 e Gal 4,6). È Lui la vera “roccia” che percossa dalla lancia sulla Croce fa scaturire la Grazia dei Sacramenti mediante i quali veniamo sempre più conformati a Lui.
«I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità». Trovo particolarmente attuale questo versetto nel momento storico in cui, per contrastare il diffondersi dell’epidemia del COVID -19, ci è impedito di celebrare assieme. In questo versetto viene richiamato il “culto spirituale”, quello reso in forza dello Spirito Santo che, dopo l'ascensione di Cristo, dimora sempre con i discepoli. È un culto nella Verità, cioè conforme alla Volontà del Padre espressa in Cristo. Non necessita più di un “tempio di mura” (cfr Gv 2,20-21), perché il nuovo Tempio è il Corpo di Cristo, la Chiesa e al suo interno ogni Cristiano reso conforme a Cristo nel Battesimo. Il culto spirituale non è staccato dalla vita quotidiana che, anzi, è il suo “luogo proprio”: l'obbedienza al messaggio d'amore di Cristo, facendo di ogni nostro gesto un’offerta d’amore di sé stessi al Padre ed ai fratelli, è il nuovo culto spirituale in cui “tempio”, “offerta” e “sacerdote” coincidono in Cristo e nei suoi discepoli a Lui resi conformi nel Battesimo. È ciò che ci raccomanda S. Paolo nella Lettera ai Romani: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.» Rm 12,1
Rinati in Lui nel Battesimo, resi conformi al Figlio amato, adesso siamo “in pace con Dio” (II lettura). In noi è stata riversata l’acqua viva dello Spirito. Siamo divenuti tempio dello Spirito. Adesso è la nostra vita, chiamata a corrispondere alla Grazia per essere sempre più conforme a Cristo, il luogo in cui adorare il Padre.
Fr. Marco.

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