martedì 3 marzo 2020

O Signore, non sono degno ...

Come Ricevere il corpo di Cristo? Nel IV secolo San Cirillo di Gerusalemme rispondeva così:
«Quando dunque ti avvicini, non andare con le giunture delle mani rigide, né con le dita separate; ma facendo della sinistra [come] un trono alla destra, dal momento che questa sta per ricevere il Re, e facendo cava la palma, ricevi il corpo di Cristo, rispondendo: Amen. Quindi, santificando con cura i [tuoi] occhi con il contatto del santo corpo, prendi[lo] vegliando a non perderne nulla; poiché, se ne perdessi, sarebbe come se [tu] subissi la perdita di un membro del tuo corpo. Dimmi infatti, se qualcuno ti desse delle pagliuzze d’oro, non te ne impossesseresti forse con ogni cura, facendo attenzione a non perderne alcuna per non subirne danno? Non veglierai dunque con molta maggior cura su ciò che è più prezioso dell’oro e delle pietre preziose, perché non ne cada neppure una briciola? Quindi, dopo che tu avrai comunicato al corpo di Cristo, va’ anche al calice del sangue; non stendendo le mani, ma chinandoti e dicendo Amen in atteggiamento di adorazione e di venerazione, santifica[ti] prendendo anche del sangue di Cristo … Quindi, in attesa dell’orazione, rendi grazie a Dio che ti ha reso degno di così grandi misteri». (Catechesi Mistagogica V, 21. L’accurata descrizione della posizione delle mani è presente anche in S. Giovanni Crisostomo e S. Ambrogio.)
In questo momento storico in cui i nostri Vescovi, per tentare di limitare i rischi di contagio da coronavirus, ci invitano a ricevere la Comunione sulle mani, scrivo questo post per provare a rispondere a tutti coloro che restano scandalizzati dalla possibilità di ricevere il Corpo di Cristo nelle Mani.
Il 19 luglio 1989, infatti, la Conferenza Episcopale Italiana ha dato ai fedeli questa possibilità. Ribadisco che si tratta di una possibilità, non c’è alcun obbligo essendo anzi affermata l’opportunità di ricevere il Copro di Cristo sulla lingua. Nessuna coscienza si senta violentata dunque. Facciamo tuttavia attenzione che, essendo una decisione della CEI, nel momento in cui affermiamo che è sbagliato (qualcuno arriva a parlare di sacrilegio), affermiamo che i nostri vescovi hanno sbagliato …
Personalmente trovo che, fatto con l’attenzione e la consapevolezza di cui parlano sia S. Cirillo che la CEI, sia un uso altamente significativo: come mendicanti ci presentiamo a ricevere il Nostro Signore. Ci presentiamo da uomini e donne adulti (che non hanno bisogno di essere imboccati); prepariamo un trono al Nostro Signore prima nelle nostre mani e poi nel nostro cuore; Lo contempliamo qualche istante in un silenzioso, ma intenso dialogo interiore; infine comunichiamo alla Sua Passione e Morte.
Le obbiezioni più frequenti che mi sento rivolgere sono: “E’ una inutile novità”. Ho già citato sopra un esempio del IV secolo che mostra come quest’uso era quello della Chiesa delle origini. “Solo il sacerdote ha le mani consacrate”. Rispondo che il presbitero ha le mani consacrate per consacrare il Corpo e Sangue di Cristo (e amministrare gli altri sacramenti) non per avere l’esclusiva nel contatto con Lui. I diaconi e gli accoliti non hanno le mani consacrate, eppure la Chiesa dà loro il ministero di distribuire l’Eucaristia. Se poi il criterio è la consacrazione, quando ci è stata consacrata la lingua? Non dimentichiamo, infine, che per la consacrazione Battesimale, innestati in Cristo, siamo Re, Sacerdoti e Profeti.
Senza dubbio, è necessaria una grande attenzione pastorale per evitare abusi e profanazioni più o meno volontarie. Non dimentichiamo, però, che anche fare la comunione, senza l’adeguata consapevolezza di ciò che si fa, anche ricevendola sulla lingua, è una profanazione (farla per abitudine, o perché ci si trova al funerale di un parente/amico).
Ciò che è importante è accostarsi al Corpo e Sangue di Cristo pienamente consapevoli che stiamo facendo comunione con la Sua Passione e Morte per la salvezza del mondo. Stiamo unendo la nostra vita a quella di Gesù nella donazione d’amore al Padre e ai fratelli. Siamo chiamati quindi a vivere coerentemente. Se abbiamo unito la nostra vita a quella di Cristo nella sua donazione d’amore, tale donazione deve coinvolgere il nostro quotidiano: nel servizio gratuito e disinteressato ai fratelli; nell’accoglienza dei bisognosi; nel perdono gratuito ai fratelli che ci hanno fatto del male …
Concludo con l’invito a non prestare il fianco al maligno che tenta di dividerci su ciò che la Chiesa, guidata dallo Spirito, ha deciso.
fraternamente, fra Marco

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