«Gesù gli disse: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete”. Il
funzionario del re gli disse: “Signore, scendi prima che il mio bambino muoia!.
Gesù gli rispose: “Va’, tuo figlio vive”. Quell’uomo credette alla parola che
Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.» (Gv 4,43-54)
Il Vangelo di oggi, lunedì della
quarta settimana di quaresima, si apre con la notazione che Gesù dalla Samaria
torna in Galilea. Lì i suoi corregionali lo accolgono: erano stati anch'essi a
Gerusalemme per la pasqua (Gv 2,13-25) e
avevano visto la cacciata dei venditori dal Tempio e, soprattutto, i segni che egli compiva (Gv 2,23). Gesù
è consapevole che un Profeta non riceve onore nella sua patria: ciò che cercano
non è la Parola di Dio, ma i prodigi, i miracoli.
Gesù si ferma a Cana e lì
incontra un funzionario del re Erode il quale gli chiede di scendere a Cafarnao per guarire suo
figlio in pericolo di vita. Non a caso l'evangelista usa il verbo “scendere”;
al primo e più immediato significato geografico, si accosta il significato
simbolico dell'incarnazione: il Verbo si
è fatto carne ed ha posto la sua tenda in mezzo a noi. Egli è sceso, non ha considerato un tesoro geloso la sua
uguaglianza con Dio, ma svuotò se stesso assumendo la condizione di servo (Cfr
Fil 2,6-7) per la nostra salvezza, per aprirci la Via al Padre, fonte della
Vita.
Gesù sa che i suoi connazionali
sono curiosi di vedere segni e prodigi, per
questo solo dopo l'insistenza del funzionario, lo esaudisce senza, però, dargli
alcun segno ed invitandolo implicitamente di fidarsi della Sua Parola: «Va’, tuo figlio vive».
A volte anche noi, come i Galilei,
chiediamo al Signore segni e prodigi:
non ci basta la Sua Parola, vogliamo “vedere”, cerchiamo il prodigioso, l’emozionante.
Non ci basta la Parola di Dio, cerchiamo messaggi e visioni …
Il funzionario di Erode credette alla parola che Gesù gli aveva
detto e si mise in cammino. Si fida della Parola di Gesù e dalla Parola si
fa mettere in movimento. Proprio lungo il cammino, ecco che giunge il segno che
sembrava essere stato negato a quest’uomo: i suoi servi gli vengono incontro
ripetendogli esattamente le parole di Gesù: «Tuo figlio vive». Interrogati, poi, confermano che proprio nell’ora
in cui Gesù pronunziava quelle parole, il figlio guariva. Ecco che ora, dopo il
primo atto di fiducia, arriva la pienezza della Fede e la conversione: credette lui con tutta la sua famiglia.
Anche a noi oggi Gesù chiede di
fidarci, di lasciarci mettere in movimento dalla sua Parola. Solo così vedremo i cieli nuovi e la nuova terra che egli
è venuto ad inaugurare (I lettura).
Fr.Marco
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