mercoledì 18 marzo 2020

Giuseppe, figlio di Davide, non temere

«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». (Mt 1,16.18-21.24)

Nella solennità di S. Giuseppe, la pericope evangelica di Matteo che la liturgia ci dà la possibilità di scegliere, ce lo presenta come uomo giusto. Il giusto, secondo la tradizione veterotestamentaria, è colui che mette in pratica la Legge, che realizza la volontà di Dio. D'altronde, la virtù della giustizia si può sinteticamente esprimere come il “dare a ciascuno ciò che gli spetta”; e a Dio spetta l’obbedienza.
Penso, però, che vada chiarito che il dilemma di Giuseppe non riguarda il sospetto su Maria. Se avesse nutrito sospetti sull’onestà di Maria, proprio perché uomo giusto, obbediente alla Legge, non credo avrebbe esitato ad accusarla pubblicamente. Sono sicuro, invece, che nel raccontare al suo sposo ciò che le era capitato, Maria fosse talmente radiosa di luce divina da non potersi dubitare delle sue parole. Il dilemma di Giuseppe, quindi, nasce proprio dal fatto che crede alle parole di Maria e, riconoscendo in lei l’opera divina, non vuole intralciarla in alcun modo. Non sa, tuttavia, cosa fare perché si realizzi la volontà di Dio. Per questo medita di farsi da parte, ritenendo di non avere un ruolo in ciò che il Signore sta realizzando. In questo contesto, ecco che anche Giuseppe riceve un annuncio divino. Gli viene comunicato che ha un ruolo in ciò che sta avvenendo: dovrà dare un nome al bambino che nascerà, inserendolo così nella discendenza di Davide e realizzando la profezia messianica di 2 Sam 7,12-16. Giuseppe, allora, lungi dall’“essere di troppo” sarà il padre putativo e custode del Figlio di Dio, del Messia atteso, del Salvatore del mondo (Gesù significa Dio salva), del Dio con noi (Emmanuele).
Celebrare san Giuseppe, però, non può limitarsi a elencarne i meriti o, peggio, a vivere solo qualche tradizione ormai ridotta a mero folclore. Tutto ciò ha il suo valore, ma non può bastare. Celebrare la solennità dei santi, oltre che ad invocarne l’intercessione per le nostre necessità, serve a contemplare come essi hanno realizzato pienamente la loro vita per poterne seguire le orme.
Cosa possiamo, allora, imitare di S. Giuseppe? Sicuramente il suo essere giusto, il suo volere sempre realizzare la volontà di Dio. Anche noi come lui dovremmo chiederci in ogni occasione: «Qual è la volontà di Dio in questa situazione?».
Credo sarebbe importante imitarne il rispetto per l’opera che Dio sta compiendo nei nostri fratelli. Sarebbe bello se, come Giuseppe, sapessimo riconoscere l’opera che Dio sta compiendo in chi ci sta accanto e, quindi, ci accostassimo ad essa con delicatezza e ci impegnassimo a non ostacolarla.
Ancora, potremmo imitare la fede di s. Giuseppe, la capacità di fidarsi di ciò che il Signore gli ha rivelato. Quanto spesso il Signore ci fa comprendere ciò che dovremmo fare, ma noi diamo più ascolto alle nostre paure o ad altre considerazioni e mettiamo a tacere la voce di Dio!
Infine, cosa che sempre mi ha affascinato, sarebbe bello imitare il suo essere “uomo di azione” che non si perde in chiacchiere, ma fa come gli viene ordinato. Trovo quest’ultima caratteristica molto “francescana”: il Vangelo sine glossa. S. Francesco, come S. Giuseppe, non cerca “commenti” che rendano “più comoda” la Volontà di Dio, ma fa ciò che capisce e facendo capisce sempre meglio ciò che Dio vuole da lui e per lui.
Guardiamo con amore e ammirazione al Custode della Santa Famiglia e patrono della Chiesa universale. Invochiamone la potente intercessione, ma chiediamo anche la grazia di poterne imitare le virtù per realizzare anche noi il progetto d’amore che il Padre ha per noi.
Fr. Marco

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