Nella solennità di S. Giuseppe,
la pericope evangelica di Matteo che la liturgia ci dà la possibilità di
scegliere, ce lo presenta come uomo
giusto. Il giusto, secondo la tradizione veterotestamentaria, è colui che
mette in pratica la Legge, che realizza la volontà di Dio. D'altronde, la virtù
della giustizia si può sinteticamente esprimere come il “dare a ciascuno ciò
che gli spetta”; e a Dio spetta l’obbedienza.
Penso, però, che vada chiarito
che il dilemma di Giuseppe non riguarda il sospetto su Maria. Se avesse nutrito
sospetti sull’onestà di Maria, proprio perché uomo giusto, obbediente alla
Legge, non credo avrebbe esitato ad accusarla pubblicamente. Sono sicuro,
invece, che nel raccontare al suo sposo ciò che le era capitato, Maria fosse
talmente radiosa di luce divina da non potersi dubitare delle sue parole. Il
dilemma di Giuseppe, quindi, nasce proprio dal fatto che crede alle parole di
Maria e, riconoscendo in lei l’opera divina, non vuole intralciarla in alcun
modo. Non sa, tuttavia, cosa fare perché si realizzi la volontà di Dio. Per
questo medita di farsi da parte, ritenendo di non avere un ruolo in ciò che il
Signore sta realizzando. In questo contesto, ecco che anche Giuseppe riceve un
annuncio divino. Gli viene comunicato che ha un ruolo in ciò che sta avvenendo:
dovrà dare un nome al bambino che
nascerà, inserendolo così nella discendenza di Davide e realizzando la profezia
messianica di 2 Sam 7,12-16. Giuseppe, allora, lungi dall’“essere di troppo”
sarà il padre putativo e custode del Figlio di Dio, del Messia atteso, del Salvatore del mondo (Gesù significa Dio salva), del Dio con noi (Emmanuele).
Celebrare san Giuseppe, però, non
può limitarsi a elencarne i meriti o, peggio, a vivere solo qualche tradizione
ormai ridotta a mero folclore. Tutto ciò ha il suo valore, ma non può bastare. Celebrare
la solennità dei santi, oltre che ad invocarne l’intercessione per le nostre
necessità, serve a contemplare come essi hanno realizzato pienamente la loro
vita per poterne seguire le orme.
Cosa possiamo, allora, imitare di
S. Giuseppe? Sicuramente il suo essere giusto,
il suo volere sempre realizzare la volontà di Dio. Anche noi come lui dovremmo
chiederci in ogni occasione: «Qual è la volontà di Dio in questa situazione?».
Credo sarebbe importante imitarne
il rispetto per l’opera che Dio sta compiendo nei nostri fratelli. Sarebbe bello
se, come Giuseppe, sapessimo riconoscere l’opera che Dio sta compiendo in chi
ci sta accanto e, quindi, ci accostassimo ad essa con delicatezza e ci impegnassimo
a non ostacolarla.
Ancora, potremmo imitare la fede
di s. Giuseppe, la capacità di fidarsi di ciò che il Signore gli ha rivelato. Quanto
spesso il Signore ci fa comprendere ciò che dovremmo fare, ma noi diamo più
ascolto alle nostre paure o ad altre considerazioni e mettiamo a tacere la voce
di Dio!
Infine, cosa che sempre mi ha
affascinato, sarebbe bello imitare il suo essere “uomo di azione” che non si
perde in chiacchiere, ma fa come gli
viene ordinato. Trovo quest’ultima caratteristica molto “francescana”: il
Vangelo sine glossa. S. Francesco,
come S. Giuseppe, non cerca “commenti” che rendano “più comoda” la Volontà di
Dio, ma fa ciò che capisce e facendo capisce sempre meglio ciò che Dio vuole da
lui e per lui.
Guardiamo con amore e ammirazione
al Custode della Santa Famiglia e patrono della Chiesa universale. Invochiamone
la potente intercessione, ma chiediamo anche la grazia di poterne imitare le
virtù per realizzare anche noi il progetto d’amore che il Padre ha per noi.
Fr. Marco
Nessun commento:
Posta un commento