giovedì 26 marzo 2020

Costui sappiamo di dov’è



«“Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia”. Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: “Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato”». (Gv 7, 1-2.10.25-30)

Il Contesto della pagina evangelica del Venerdì della quarta settimana di quaresima è l’inizio della festa della Capanne, festa solennissima in cui si faceva memoria delle opere salvifiche compiute da Dio in favore del suo popolo nei quarant’anni nel deserto. L’evangelista Giovanni colloca qui l’ennesimo tentativo di Gesù di farsi riconoscere a partire dalle “opere”.
Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono … È proprio la presunzione di conoscerlo, tuttavia, ad impedire ai contemporanei di Gesù di riconoscerlo come il Cristo, il Messia atteso, l’inviato dal Padre. Ancora una volta si manifesta il pericolo, che anche noi corriamo, che la “presunta conoscenza” impedisca la conoscenza reale, l’accoglienza della novità, dell’inedito. Al contrario, forti della nostra “conoscenza” tenderemo ad eliminare ciò che non rientra nei nostri schemi.
Ciò avviene nei confronti di Dio, che pretendiamo di ingabbiare nei nostri paradigmi, ma non di rado accade anche nei confronti dei fratelli, che Egli ci pone accanto, e degli avvenimenti che Egli ci dona da Vivere come sua parola nella nostra storia: la presunzione di inquadrare ed etichettare situazioni e persone, aggravata dalla rigidità nel rivedere i propri giudizi, rende difficile che Dio possa manifestarci la Sua grandezza, che possa fare cose nuove. Accade come quando un fratello ci sta parlando, ma noi non lo ascoltiamo, perché “sappiamo” già quello che ci dirà e, mentre lui parla, abbiamo già chiaro ciò che risponderemo. Abbiamo perso la possibilità dell'incontro: non abbiamo incontrato lui, ma ci siamo rapportati con l'immagine che noi abbiamo di lui
Torna nella Parola di oggi l’appello all’ascolto, a farsi spazio accogliente della novità, a non filtrare la novità di Dio che si manifesta nella nostra storia e nei fratelli che abbiamo accanto, pretendendo di ingabbiarli nei nostri schemi. Ascoltiamo, allora, ciò che il Padre ha da dirci in questo deserto nel quale ci ha condotti per parlare al nostro cuore. Rimaniamo docili alla Sua Volontà e vedremo le meravigliose opere che solo Lui può compiere.
Fr. Marco

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