«Le opere che il Padre
mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di
me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato
testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai
visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a
colui che egli ha mandato.» (Gv 5,31-47)
Il Vangelo del giovedì della
quarta settimana riprende dalla risposta di Gesù alla accusa dei farisei in
seguito alla guarigione del paralitico alla piscina di Betzatà: «… Voi scrutate le Scritture, pensando di avere
in esse la vita ... Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. ... E come
potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la
gloria che viene dall’unico Dio?»
È un pericolo che corriamo anche
noi quello di ascoltare le Scritture, la testimonianza dei profeti, per
servirci di esse, per la "nostra gloria", e non per incontrare Dio.
Questo è ciò che è accaduto alla maggioranza degli scribi e farisei,
contemporanei di Gesù. Anche a noi può capitare di essere talmente certi della
nostra interpretazione da non cambiare idea nemmeno davanti a Dio! Davanti al
miracolo di un paralitico guarito, di un uomo che dopo trentotto anni
ricomincia a vivere, i farisei vedono solo la violazione del comandamento del
riposo sabatico. Quanto è difficile per chi crede mettersi in discussione!
In questa quaresima di deserto
che ci ha tolto tante cose che davamo per scontate, proviamo a scuotere le
nostre certezze per rinforzarle, per distinguere ciò che è essenziale da ciò
che è accessorio. Non temiamo di perdere la fede: usando l'intelligenza, nel
solco dell'autentica tradizione cristiana, possiamo capire cosa davvero è
essenziale e cosa è temporaneo. Torniamo alla relazione sincera con Dio,
all'ascolto autentico della Sua Parola.
Che non succeda anche a noi di
rigettare la novità di Dio in nome di Dio.
Fr. Marco
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