« Sadrac, Mesac e
Abdènego risposero al re Nabucodònosor: “Noi non abbiamo bisogno di darti
alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può
liberarci dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano, o re. Ma anche se
non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo
la statua d’oro che tu hai eretto”». (Dn 3,14-20.46-50.91-92.95)
«In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo
del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi
resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.»
(Gv 8,31-42)
Questo mercoledì di quaresima il
Vangelo tocca un valore molto caro alla nostra società, oggi forse più che mai:
la libertà. L'uomo contemporaneo afferma con vanto sua libertà: libertà dalla
dittatura, libertà di coltivare le nostre abitudini, di fare qualunque cosa ci
passi per la mente … siamo bombardati da messaggi del tipo «Tutto attorno a te
… perché tu vali!».
La società in cui ci troviamo a
vivere considera servizio, obbedienza e sottomissione concetti difficili da
accettare. La propria libertà individuale viene idolatrata: ciò che conta è
solo il piacere personale ed immediato. In questo contesto il sacrificio viene
visto solo con accezione negativa. Ma siamo sicuri di essere veramente liberi?
Se agiamo spinti dalle nostre
passioni, all'omologazione acritica ai modelli presentati dagli spot
pubblicitari, dalle nostre dipendenze, siamo realmente liberi? O siamo schiavi
della cupidigia, dell'alcool, della droga, della bramosia di potere, del voler
tenere tutto sotto controllo, del parere della gente?
No, non siamo completamente
liberi, ci illudiamo di esserlo perché “libertà” è una bella parola, suona
bene, ti fa credere di poter fare qualunque cosa. È così per tutti noi. Siamo
legati a mille debolezze e solo abbandonando, non senza lotta e senza fatica,
il nostro peccato saremo veramente liberi, liberi dalla schiavitù delle nostre
passioni, liberi di realizzare pienamente la nostra vita.
«Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete
la verità e la verità vi farà liberi». Il Maestro oggi ci mostra la vera libertà che consiste nel
servire per amore, nell’obbedire al Padre liberi dalla schiavitù degli idoli (prima
lettura). La “libertà assoluta”, infatti, è un’illusione: siamo liberi per
servire; e possiamo servire solo se siamo liberi. Oggi siamo invitati a
comportarci da discepoli di Cristo: obbedendo al comandamento dell’Amore,
camminiamo dietro a Lui per fare della nostra vita un dono.
«Noi siamo discendenti di Abramo …!» quante volte anche noi abbiamo
la pretesa di non avere bisogno del Maestro: «Nella mia famiglia siamo sempre stati gente di chiesa … Sono “nato in chiesa”
…!». La nostra vita però, ciò che concretamente facciamo, è coerente con
ciò che siamo? Ci comportiamo da figli di Dio e discepoli di Cristo? Dinanzi le
quotidiane lotte, quale maestro seguiamo concretamente, il mondo che insegna a “farsi
rispettare”, ad arraffare ciò che desideriamo anche a costo di far guerra ai
nostri fratelli … o Gesù che insegna il perdono e l’amore dei nemici, la generosità
e l’amore fino a dare la vita? «Se Dio
fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono
venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato» (Gv 8, 42)
Fr. Marco
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