« … fate questo in memoria di me …» (1Cor 11, 23-26)
«Vi ho dato l’esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho
fatto a voi» (Gv 13, 1-15)
Gesù nell’ultima cena dopo avere amato i suoi che erano nel mondo,
li amò sino alla fine, sino all’estrema donazione: donando il Suo Corpo e
il Suo Sangue. Tale donazione, tuttavia, non è che la naturale conclusione di
una “vita donata”, una vita tutta vissuta per l’altro; l’Altro con la maiuscola
(il Padre) e l’altro con la minuscola (i fratelli che il Padre gli ha
donato). Una donazione che comincia con l’incarnazione: è li infatti che
ha inizio quella Kenosi, quello
svuotamento che ha il suo culmine sulla Croce e, sacramentalmente,
nell’Eucaristia.
Don Tonino Bello ci ricorda: «La sera del Giovedì santo, si è alzato, è
andato verso gli Apostoli e ha preso loro i piedi per lavarli. Anche i piedi di
Pietro che non voleva. Povero Pietro, non voleva farsi servire! Pensava, forse,
che Gesù, più che fargli il lavaggio dei piedi, volesse fargli una lavata di
testa! Poi Gesù è andato da Giovanni e da Giuda. Ha lavato anche i piedi di
Giuda …
Con l’immagine di Gesù che lava i piedi, San Giovanni descrive
l’Eucaristia. Vediamo perché. Consideriamo i due participi adoperati dagli
altri Evangelisti accanto alle parole Corpo e Sangue. Prendete e mangiate,
questo è il mio Corpo “spezzato”. Prendete e bevete, questo è il mio Sangue
“versato”. San Giovanni, attraverso l’episodio della lavanda dei piedi,
non spiega l’istituzione dell’Eucaristia, ma la logica di questi due
participi, spezzato e versato, adoperati anche dagli altri
evangelisti. Corpo spezzato, Sangue versato: Che significa?
San Giovanni dice che Gesù si alzò da tavola, depose le vesti, si
cinse l’asciugatoio, lavò i piedi e riprese le vesti. Nel testo greco sono
adoperati gli stessi verbi che pronuncia Gesù quando dice: “Io lascio
la mia vita per riprenderla di nuovo”. Questa è una spia, ci fa
capire che questo gesto non è un gesto emotivo, fatto da Gesù la sera
dell’ultima cena, ma è proprio la descrizione, “formula breve”, della Passione,
e quindi dell’Eucaristia.
Perciò questo gesto spiega la logica dell’Eucaristia: Gesù, rimanendo
sempre servo, servo e Signore, dice che la nostra signoria, la nostra
affermazione, sta nel servizio.» (Bello A., Laudate e benedicete, ed
Insieme, Terlizzi 2000, 45-48)
Lavarci i piedi l’un l’altro
sull’esempio del Maestro, infatti, è un comando lasciatoci da Gesù. È questa la
via voluta da Dio per la nostra salvezza. Partecipare al banchetto eucaristico
significa, in obbedienza a Cristo, unirsi alla sua offerta d’amore, fare comunione con
Cristo, assimilarsi (farsi simili) al Figlio diletto del Padre.
Nel’ultima cena Gesù, istituendo
l’eucaristia, anticipa sacramentalmente ciò che avverrà nel venerdì di
passione: offre il suo corpo e il suo sangue e conclude: «Fate questo in memoria di me». Queste parole hanno certamente il
senso del comando di ripetere il gesto sacramentale, di celebrare il memoriale,
ma hanno anche il senso di comandare di fare ciò che il gesto sacramentale
significa: come Cristo, anche noi dobbiamo potere dire: questo è il mio corpo spezzato per voi, questo è il mio sangue
versato per voi.
È in questo senso che
l’enciclica Sacramentum Caritatis parla
di “forma eucaristica della vita
cristiana”. Il Santo Padre Benedetto XVI, infatti, nella terza parte
dell’enciclica, invita a vivere in modo profondo il mistero eucaristico, il cui
contenuto è “l’essere amati e l’amare a
propria volta gli altri”. Il Papa ci ricorda che il cristiano è chiamato a
testimoniare concretamente sul piano sociale e politico l’amore di Cristo,
facendosi “pane spezzato per gli altri” e impegnandosi “per un mondo più giusto
e fraterno”, denunciando lo scandalo della fame, il dramma dei profughi, il
crescente divario tra ricchi e poveri provocato da “certi processi di
globalizzazione”. Ai fedeli laici in particolare il Papa ricorda:
«[…] L’Eucaristia, come mistero da vivere, si offre a ciascuno di noi
nella condizione in cui egli si trova, facendo diventare la sua situazione
esistenziale luogo in cui vivere quotidianamente la novità cristiana. Se il
Sacrificio eucaristico alimenta ed accresce in noi quanto ci è già dato nel
Battesimo per il quale tutti siamo chiamati alla santità, allora questo deve
emergere e mostrarsi proprio nelle situazioni o stati di vita in cui ogni
cristiano si trova. Si diviene giorno per giorno culto gradito a Dio vivendo la
propria vita come vocazione. A partire dalla convocazione liturgica, è lo
stesso sacramento dell’Eucaristia ad impegnarci nella realtà quotidiana perché
tutto sia fatto a gloria di Dio. E poiché il mondo è “il campo” (Mt 13,38) in
cui Dio pone i suoi figli come buon seme, i cristiani laici, in forza del
Battesimo e della Cresima, e corroborati dall’Eucaristia, sono chiamati a
vivere la novità radicale portata da Cristo proprio all’interno delle comuni
condizioni della vita. Essi devono coltivare il desiderio che l’Eucaristia
incida sempre più profondamente nella loro esistenza quotidiana, portandoli ad
essere testimoni riconoscibili nel proprio ambiente di lavoro e nella società
tutta. Un particolare incoraggiamento rivolgo alle famiglie, perché traggano
ispirazione e forza da questo Sacramento.» (n. 79).
La successiva focalizzazione di
questa sezione è su “l’eucaristia, mistero da annunciare”. A tal proposito il
Santo Padre afferma la necessità della testimonianza:
«La prima e fondamentale missione che ci viene dai santi Misteri che
celebriamo è di rendere testimonianza con la nostra vita. Lo stupore per il
dono che Dio ci ha fatto in Cristo imprime alla nostra esistenza un dinamismo
nuovo impegnandoci ad essere testimoni del suo amore. Diveniamo testimoni
quando, attraverso le nostre azioni, parole e modo di essere, un Altro appare e
si comunica. […] In quest’ordine di riflessioni mi preme riprendere un concetto
caro ai primi cristiani, ma che colpisce anche noi, cristiani di oggi: la
testimonianza fino al dono di se stessi, fino al martirio, è sempre stata
considerata nella storia della Chiesa il culmine del nuovo culto spirituale:
«Offrite i vostri corpi» (Rm 12,1). […] Anche quando non ci viene chiesta la
prova del martirio, tuttavia, sappiamo che il culto gradito a Dio postula
intimamente questa disponibilità e trova la sua realizzazione nella lieta e
convinta testimonianza, di fronte al mondo, di una vita cristiana coerente
negli ambiti dove il Signore ci chiama ad annunciarlo.» (n. 85)
L’ultima parte del documento
riguarda “l’Eucaristia, mistero da offrire al mondo”. «[…] L’Eucaristia è sacramento di comunione tra fratelli e sorelle che
accettano di riconciliarsi in Cristo, il quale ha fatto di ebrei e pagani un
popolo solo, abbattendo il muro di inimicizia che li separava (cfr Ef 2,14).
Solo questa costante tensione alla riconciliazione consente di comunicare
degnamente al Corpo e al Sangue di Cristo (cfr Mt 5,23-24).(242) Attraverso il
memoriale del suo sacrificio, Egli rafforza la comunione tra i fratelli e, in
particolare, sollecita coloro che sono in conflitto ad affrettare la loro
riconciliazione aprendosi al dialogo e all’impegno per la giustizia. È fuori
dubbio che condizioni per costruire una vera pace siano la restaurazione della
giustizia, la riconciliazione e il perdono. Da questa consapevolezza nasce la
volontà di trasformare anche le strutture ingiuste per ristabilire il rispetto
della dignità dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. È attraverso
lo svolgimento concreto di questa responsabilità che l’Eucaristia diventa nella
vita ciò che essa significa nella celebrazione. […]Rivolgo pertanto un appello
a tutti i fedeli ad essere realmente operatori di pace e di giustizia: “Chi
partecipa all’Eucaristia, infatti, deve impegnarsi a costruire la pace nel
nostro mondo segnato da molte violenze e guerre, e oggi in modo particolare,
dal terrorismo, dalla corruzione economica e dallo sfruttamento sessuale”. […]
Proprio in forza del Mistero che celebriamo, occorre denunciare le circostanze
che sono in contrasto con la dignità dell’uomo, per il quale Cristo ha versato
il suo sangue, affermando così l’alto valore di ogni singola persona.» (n.
89)
fr. Marco
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