venerdì 3 aprile 2020

Da quel giorno decisero di ucciderlo


«In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. … Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: “Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione”… Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.» (Gv 11,45-56)

Il miracolo di Lazzaro, l’ultimo dei sette “segni” riportati dall’evangelista Giovanni, ha suscitato grande stupore. È un fatto che va ben oltre il possibile umano: chiamare in vita dalla tomba un uomo morto da quattro giorni, che «manda già cattivo odore» (v. 39). Dopo questo segno «molti … cedettero in lui».
Per i capi dei sacerdoti e per i farisei questo è un momento drammatico. Se Gesù verrà lasciato libero di agire a suo piacimento è la loro fine. Per preservare il loro potere, la loro tranquillità, questo Gesù deve morire. Poco importa se i segni che egli compie lo identificano come inviato da Dio per compiere le Sue opere. Deve essere tolto di mezzo perché il loro mondo non venga turbato.
A volte anche noi scegliamo di “eliminare” il fratello che manifesta l’opera di Dio nella nostra vita operando uno stravolgimento. Scegliamo di eliminare il fratello che ci mette in discussione. Scegliamo di dire a Dio: «Lasciami stare!»; quasi che Dio venga a rovinarci la vita.
È dal peccato che nasce questo pensiero. Solo ascoltando il “serpente antico” possiamo essere ingannati e credere che Dio voglia rovinarci. Dio è sempre per l'uomo, mai contro l'uomo. È proprio il volerci salvare la vita da soli, invece, eliminando Dio e la Sua opera dalla nostra vita, che ci rovina. Tutta la Sacra Scrittura, infatti, ci mostra la storia di un uomo che viene preso per mano dal suo Creatore e Signore e condotto nel pieno possesso della sua vera umanità.
Solo in una religiosità naturale, la mentalità “magico-superstiziosa”, può vedere Dio contro l'uomo; una mentalità in cui la divinità deve essere placata con sacrifici, nella quale l'uomo rimane nella sua disumanità, nella sua cattiveria e malvagità, nel suo odio e invidia, nella sua superbia e arroganza, nella sua sete di sangue e di vendetta, nel suo terrore e nelle sue stragi, ma con riti, preghiere e sacrifici, “piega” la divinità ad essere benevola;  questa non è la vera religione. Questa è una religione ingannevole, come ingannevoli sono molte filosofie dell'era moderna, nelle quali Dio veniva identificato come il più grande nemico dell'uomo.
Nel sinedrio Caifa, che in quell'anno era sommo sacerdote, dona la “soluzione” al “problema” Gesù: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Le parole di Caifa avvisano che un grave pericolo incombe sul popolo dei Giudei e, soprattutto, sull’autorità dei capi del popolo. Se Cristo viene lasciato libero, la sua azione sarà destabilizzante. Si romperanno gli equilibri che attualmente essi con tanta abilità e diplomazia riescono a costruire ogni giorno. Preso alla lettera, il suo è il discorso di chi non si fida di Dio e vuole eliminare la Sua opera.
Paradossalmente, però, Caifa profetizza:  proclama necessaria la morte di Gesù per la salvezza del mondo intero. Gesù è l'Agnello di Dio che porta la vera salvezza al popolo dei Giudei e al mondo.
La morte di Gesù è decisa. O prima della festa o immediatamente dopo la festa Gesù dovrà essere ucciso. Non si tratta più della volontà di questo o di quell'altro Giudeo. Ora è il sinedrio che ha preso formalmente la decisione. Essa è irrevocabile. Gesù deve morire subito. Lo richiede la salvezza del suo popolo. È questa la grande saggezza, l'infinita sapienza di Dio: raggiungere il suo fine percorrendo vie umane, a volte di peccato e di totale cecità. Ora Gesù sa che la sua ora è venuta: Colui che è venuto a mostrarci il vero volto del Padre, darà la vita per la salvezza dell’uomo.
Fr. Marco

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