giovedì 1 dicembre 2022

Novena dell'Immacolata. Terzo giorno. Maria Vergine obbediente

 «In quel giorno si canterà questo canto nella terra di Giuda: «Abbiamo una città forte; mura e bastioni egli ha posto a salvezza.» (Is 26,1-6)

«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7, 21.24-27)

Questa sera il Salvatore ci mette in guardia contro l’illusione che per entrare nel regno dei cieli basti dire: “Signore, Signore”. Non si tratta, naturalmente, di una condanna della preghiera.

Noi dobbiamo pregare, dire: “Signore, Signore”; ma ancora di più dobbiamo dimostrare con la nostra vita che Gesù è il nostro Signore. Il Vangelo di oggi, inoltre, ci ricorda che la nostra preghiera e la nostra vita di fede non sono la garanzia che potremo schivare le “tempeste della vita”.

Sia per il saggio che per lo stolto, infatti, accadono le medesime cose: «Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa». L’esito è, però, ben differente: uno resta saldo, non cade; l’altro viene abbattuto e la sua rovina fu grande. Ecco allora l’importanza dell’ascolto operoso della Parola di Dio: ci rende forti contro le inevitabili prove della vita.

La preghiera è fondamentale; separata dall’autentica umiltà e da un amore obbediente, tuttavia, è un illusione, se non una menzogna. Anche in questo, naturalmente la nostra Madre Maria ci è modello.

La prima cosa che sentiamo dire di Maria nel Vangelo è che “rimase turbata”: trovandosi alla presenza del Santo dei Santi, prende consapevolezza della propria piccolezza e indegnità. Certo, Maria, concepita immacolata, non era consapevole di peccato alcuno; ciò non toglie, tuttavia, che sperimentando la “presenza di Dio” percepisca la propria “piccolezza” e ne resti turbata. Il turbamento, inoltre, è caratteristica comune di tutte le particolari vocazioni nella Scrittura: il “chiamato” si meraviglia che il Signore abbia posato lo sguardo proprio su di lui e sulla sua piccolezza; si sperimenta indegno della grazia ricevuta ed ha quel santo “timor di Dio” che non è la paura di Dio, ma il timore di non corrispondere pienamente all’amore di cui ci si vede colmati; il timore di rattristare un così eccelso amante.

Dinanzi all’amore di cui si vede colmata, Maria, sa abbandonarsi in un’obbedienza umile e fiduciosa: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». La Madre ci mostra in tal modo la prima cosa da fare in risposta alla Grazia: fidarsi, e lasciare che il Signore compia la Sua opera in noi e per mezzo nostro; donare la nostra disponibilità operosa.

L’atteggiamento immediatamente successivo in risposta alla grazia di Dio, è di “rendere grazie”. Alla grazia di Dio deve far seguito il grazie dell’uomo. Rendere grazie non significa restituire il favore, o dare il contraccambio. Chi potrebbe dare a Dio il contraccambio di qualcosa? Ringraziare significa piuttosto riconoscere la grazia, accettarne la gratuità. Ringraziare significa accettarsi come debitori, come dipendenti; lasciare che Dio sia Dio. Ed è quello che Maria ha fatto con il Magnificat:«L’anima mia magnifica il Signore …, grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente».

È implicito, infine, nell’atteggiamento del rendimento di grazie l’attenzione a non sprecare il dono ricevuto: significherebbe svalutare il dono e offendere il donatore. La grazia che riceviamo ci chiama a responsabilità, ci chiede di metterci in movimento per compiere l’opera per cui ci è donata. Siamo chiamati a mettere a frutto i talenti ricevuti (Cfr. Mt 25,14-30). Maria santissima sa lasciarsi mettere in movimento dalla Parola ascoltata, le permette di cambiarle la vita. La Grazia di cui è ricolma si fa carne nel suo grembo e la muove all’amore e al servizio.

Contemplano la nostra santissima Mamma del Cielo, allora, facciamo attenzione a non sprecare la Grazia che il Signore ci dona nei suoi sacramenti: viviamoli con la giusta consapevolezza e preparazione.

Anche noi come Maria siamo stati colmati di Grazia. Anche a noi Dio dà tutto se stesso nei sacramenti. In preparazione alla solennità del Natale, impariamo da questa Madre a vivere la Grazia che abbiamo ricevuto: impegniamoci, per quanto è possibile, a corrispondere all’Amore di cui siamo stati colmati con l’obbedienza della fede. La nostra piccolezza non ci spaventi: nulla è impossibile a Dio.

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