lunedì 5 dicembre 2022

Novena dell'Immacolata. Settimo giorno. Maria Madre di Misericordia

 

«Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi» (Is 35,1-10)

«Ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.» (Lc 5,17-26)

La pagina evangelica di oggi ci presenta Gesù che viene a salvare l’umanità dal peccato e da ogni male perché possa tornare a fare il bene e vivere pienamente. Il paralitico del Vangelo, infatti, rappresenta tutta l’umanità che a causa del peccato è ormai incapace di riconoscere e fare il bene. Come il paralitico questa umanità ha bisogno di qualcuno che lo presenti al Signore per essere perdonata e guarita. È ciò che fa la Chiesa e come modello di essa, Maria: intercede per i peccatori e li conduce al Salvatore Gesù Cristo

È questo il motivo per cui nell’Ave Maria invochiamo: “prega per noi peccatori” e nella Salve Regina invochiamo Maria come Madre di Misericordia. Chiediamo a Maria SS., che ci è stata data come Madre, di intercedere per i suoi figli ottenendoci dalla Misericordia di Dio la grazia della conversione e la salvezza eterna.

S. Bernardo fa notare che il Vangelo di Luca al cap. 2, parlando della nascita di Gesù, afferma che Maria partorì il suo “figlio primogenito”. Si può parlare di primogenito, continua S. Bernardo, perché dopo avere dopo avere portato in grembo il Capo, Maria divenne Madre di tutto il suo Corpo, cioè la Chiesa che siamo tutti noi.

Il momento in cui Maria ci generò alla grazia, fu quando sul Calvario fu costituita da Gesù Madre dei suoi discepoli. Maria, in piedi sotto la croce, partecipa con il suo proprio dolore alla passione redentrice di Cristo. Il vecchio Simeone le aveva annunziato: «Anche a te una spada trafiggerà l'anima» (Lc 2,35). Da allora con i suoi dolori ella ci partorì alla vita eterna, così che possiamo chiamarci tutti figli dei dolori di Maria. La nostra Amorosissima Madre fu sempre interamente unita alla volontà divina. Dunque, non si può dubitare che Maria, per quello che poteva comprendere della volontà di Dio, acconsentì che Gesù morisse per la salvezza del genere umano.

Maria è nostra Madre, quindi; da qui, allora, le lacrime che incessantemente versa per tutti i suoi figli che si rovinano la vita, che allontanandosi dalla via della Vita vanno incontro alla Morte. Lacrime ed esortazioni di una madre preoccupata per i suoi figli, una madre pronta ad ottenerci da Dio tutto l’auto necessario per lasciare la schiavitù del peccato e percorrere la via dell’obbedienza al Vangelo.

Accogliamo l’invito di questa tenerissima Madre; se veramente vogliamo considerarci figli devoti di Maria, impegniamoci a dare consolazione al suo cuore di madre con una vita in cui impariamo a riconoscere le grazie che il Signore ci fa, una vita capace di rendere grazie per ciò che abbiamo.

Se veramente vogliamo riconoscere Maria per nostra Madre, impariamo a comportarci da Figli. I vangeli ci riportano pochissime, ma significative, parole di Maria; tra queste, trovo particolarmente importante il comando che la Madre di Gesù dà ai servi alle nozze di Cana: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5). Impariamo, dunque, da questa santissima madre come comportarci da figli. I santi ci mettono in guardia: «Chi fa opere contrarie a quelle di sua madre, nega con i fatti di voler essere suo figlio». Maria è umile e lui vuole essere superbo? Maria è pura e lui si abbandona alle passioni? Maria è piena di amore e lui vuole odiare il prossimo? Egli dimostra così di non essere e di non voler essere figlio di questa santa madre.

Non sia così per noi, ma impegniamoci per liberarci dalla schiavitù del peccato e invochiamo fiduciosi l’intercessione di Maria che ci otterrà dal Signore le grazie di cui abbiamo bisogno. Facciamo gioire la nostra Mamma Celeste e smettiamo di comportarci da figli ingrati.


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