«Fratelli, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto
per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione
che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza.» (Rm 15,4-9)
«Rallègrati,
piena di grazia: il Signore è con te … Non temere, Maria, perché hai trovato
grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo
chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore
Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di
Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,26-38)
La
Parola di Dio della solennità dell’Immacolata concezione di Maria si apre con
il racconto delle conseguenze immediate del peccato dei progenitori: la rottura
di ogni rapporto di amicizia tra l’uomo e Dio (“Ho
udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono
nascosto”), tra l’uomo e la donna (“La donna che tu mi hai posto
accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”) e tra l’uomo e il
creato (“Il serpente mi ha
ingannata e io ho mangiato”).
Questa
inimicizia, questa incapacità di vedere Dio come il Padre che ci ama al di là
di ogni nostra immaginazione, i fratelli e il creato come un dono d’amore, e la
conseguente morte dell’anima, è la conseguenza del peccato originale che si
tramanda per ogni generazione. La prima lettura però, si conclude con quello
che viene chiamato il “proto-vangelo”: l’annuncio che la stirpe della donna
avrebbe schiacciato il serpente antico.
È
quello che avviene in Maria la quale, in vista dei meriti di Cristo, è da Lui
redenta fin dal grembo materno e quindi resa capace, con la sua obbedienza
fiduciosa al progetto del Padre, di essere “aurora della redenzione”, colei
attraverso la quale è giunto nel mondo il Redentore.
In
questa solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, però, vorrei che
riflettessimo su ciò che questo dogma dice a noi per la nostra salvezza. Maria
oggi ci viene presentata come “avvocata di grazia e modello di santità”
(prefazio). L’opera redentrice di Cristo, infatti, che ci raggiunge nei
sacramenti, compie in noi ciò che ha operato in Maria fin dal concepimento:
Maria è immacolata fin dal grembo materno, noi diventiamo immacolati con il Battesimo.
A
differenza di Maria, però, noi raramente, purtroppo, corrispondiamo pienamente
a questa Grazia rendendoci colpevoli con i nostri peccati volontari (mai
compiuti da Maria) e non aderendo al progetto d’amore del Padre. Per questo il
Signore, che ci vuole “santi e immacolati di fronte a lui nella carità”, ha istituito il sacramento della riconciliazione: se
ben celebrato (con un vero pentimento e un sincero proposito di non peccare
più), la confessione ci restituisce la santità battesimale. Con il sacramento
della comunione, inoltre, riceviamo in noi Gesù Cristo vivo e vero, la Grazia
di Dio apparsa nel mondo, come lo chiama S. Paolo scrivendo a Tito (Cfr. Tt
2,11); anche noi, quindi, siamo pieni di Grazia!
Non sprechiamo tali doni d’amore, ma impegniamoci
a corrispondere alla Grazia di cui Dio vuole colmarci e a compiere la volontà
del Padre nella nostra vita.
La seconda lettura oggi ci invita a
perseverare e a tenere viva la Speranza. Guardando a Maria tutta bella, ricolma
di ogni virtù e senza alcuna macchia di peccato, la Chiesa tutta e ogni singolo
battezzato oggi può contemplare ciò che il Signore vuole fare con ciascuno di
noi e con la Chiesa nel suo insieme: un capolavoro di Santità.
Contemplando
Maria la nostra madre immacolata, anche noi impegniamoci ogni giorno per dire a
Dio la nostra risposta di obbedienza fiduciosa: «Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola».
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