«… Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava:
“Salvatevi da questa generazione perversa!”». (At 2, 14.36-41)
«… anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, …
Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al
pastore e custode delle vostre anime.» (1Pt 2, 20-25)
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore
dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece
entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore
ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le
conduce fuori. … Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e
distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». (Gv
10, 1-10)
In questa IV domenica di Pasqua nel
Vangelo Gesù si presenta come la “porta” dalla quale si accede alla Vita e il Pastore che si
prende cura delle sue pecore. A questo si unisce, nella prima e seconda lettura,
l’invito dell’apostolo Pietro a “salvarci” da questa generazione e a seguire
il pastore e custode delle nostre anime.
Varie volte nell’Antico
Testamento si fa ricorso al paragone popolo-pecore e Dio-Pastore per
manifestare la cura amorosa di Dio verso il suo popolo. Una cura che si rendeva
concreta anche attraverso i re che “pascevano” il popolo in nome di Dio.
Il paragone popolo pecore, però,
dai nostri contemporanei facilmente viene interpretato come offensivo: dire ad
una persona che è “come una pecora”, spesso vuole significare che è incapace di
decidere, che non è una persona autonoma e libera, e la libertà, giustamente, è
considerata una caratteristica irrinunciabile della persona.
Fermiamoci, però, brevemente a
considerare cosa significa essere liberi e se esista una “libertà assoluta”.
Cosa significa essere liberi? Una risposta potrebbe essere: “decidere
autonomamente che cosa fare”; espresso in termini più semplici: “fare quello
che si vuole”. Ma cosa significa “quello che si vuole”? È “quello che ci passa
per la testa” in un dato momento, o è ciò che soddisfa il nostro desiderio
profondo di la felicità? Mi sembra evidente che, se facessimo sempre tutto ciò
che “ci passa per la testa”, in poco tempo ci rovineremmo la vita. Non credo,
inoltre, che potremmo essere definiti liberi, ma schiavi delle nostre passioni
e del desiderio del momento che ci impediscono di realizzare la nostra
felicità.
La vera libertà , allora, sta nel
fare ciò che soddisfa la nostra sete profonda di felicità. Questo, però,
comporta avere una considerazione più a lungo termine della vita: sapere fare
oggi delle scelte, magari costose, per ottenere un risultato migliore domani.
Anche in questo, però, scopriamo che non siamo “assolutamente liberi”; sono
tanti i “progetti di felicità” che ci vengono messi davanti e sono numerosi
coloro che si professano “pastori” promettendo serenità, giustizia ecc. e che
tentano di condizionare le nostre scelte. Penso di potere affermare, quindi,
che la nostra vera libertà consista solo nello scegliere quale “pastore”
seguire.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere. Oggi,
forse più che al tempo di Gesù, sono veramente tanti i falsi pastori che non hanno interesse a “pascere le pecore”, ma che
vogliono solo “pascere se stessi”. Tra esperti di marketing, pubblicitari,
politici ecc. siamo continuamente contesi: come scegliere? Proprio in questo
capitolo 10 di Giovanni che oggi stiamo iniziando a leggere, Gesù ci dà un
criterio per distinguere il Pastore dai mercenari: il Buon Pastore (quello
vero) dà la vita per le pecore (Gv. 10,11). Nel vangelo odierno, inoltre, il
Maestro evidenzia una caratteristica del Pastore, quello vero: «egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome».
Solo il Pastore, infatti, ci conosce e ama intimamente e singolarmente; solo Lui
sa quale sia la nostra strada per giungere alla felicità cui aneliamo; solo Lui
è venuto a donarci la Vita in abbondanza.
Se ci guardiamo attorno, non sono
pochi, purtroppo, coloro che vivono una vita che non li soddisfa; condizionati
da qualche falso pastore, hanno fatto scelte che si sono rivelate
insoddisfacenti per loro e adesso si trovano a vivere una vita che non è la
loro, “a pedalare una bicicletta che non volevano” (“Ma è vita questa?” Quante
volte ci capita di sentire affermazioni del genere!).
Oggi è la 57° Giornata Mondiale
di preghiera per le Vocazioni. Quanto è importante pregare perché i nostri
giovani, ciascuno di noi, trovi la giusta Via della Vita, passi per la Porta, e
seguendo il Pastore, giunga a quella Vita in abbondanza che Lui solo ci può
donare.
Preghiamo allora, perché ancora
oggi, Gesù, che ci ha liberato dal condizionamento del peccato e delle nostre
passioni, continui a pascere il Suo popolo illuminandolo con la Sua Parola,
nutrendolo con il Suo Corpo e il Suo Sangue e guidandolo con pastori che Lui ha
scelto e consacrato. Saremo sufficientemente liberi da seguire il Buon Pastore?
Fr. Marco.
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