sabato 9 maggio 2020

Gesù Via, Verità e Vita


«… cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». (At 6, 1-7)

«Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo.» (1Pt 2, 4-9)

«Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? … Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto … io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre» (Gv 14, 1-12)

In questa quinta domenica del tempo di Pasqua, la Parola di Dio ci dona un messaggio di speranza: nel Regno dei Cieli c’è un posto per tutti. Di questo Regno, inoltre, noi conosciamo la Via: Gesù che è Via, Verità e Vita.
Non sia turbato il vostro cuore …  la parola greca usata dall’evangelista per esprimere il turbamento indica uno sconvolgimento profondo: siamo nel contesto dell’ultima cena, Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli invitandoli a fare altrettanto reciprocamente, ha annunciato il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro, ha detto ai suoi discepoli che li sta per lasciare … tutto ciò ha scosso profondamente i discepoli i quali vedono vacillare ogni loro speranza. In questo contesto il Maestro invita loro e anche noi oggi, a continuare ad avere Fede, anche quando tutto intorno a noi sta crollando, anche quando ci viene a mancare ogni fondamento umano; Gesù ci invita a continuare a fidarci di Lui e a seguire la Via che Lui ci mostra, l’unica via che corrisponde alla Verità del nostro essere e per la quale possiamo giungere alla Vita: la via dell’Amore che giunge fino alla donazione di sé. Purtroppo, a causa del peccato, siamo diventati incapaci di questo Amore ad immagine del quale l’uomo è creato: non di rado “il mondo” chiama amore ciò che in realtà è un interesse egoistico, un usare l’altro per il proprio piacere. Gesù, però,con la Sua passione morte e resurrezione ci ha restituito la capacità di Amare: lo Spirito Santo, l’Amore di Dio, che, effuso nei nostri cuori, ci fa gridare “Abbà, Padre” (Cfr. Rom 8,15). Senza la Grazia che ci raggiunge nei sacramenti, infatti, non saremo capaci del vero Amore. Nel Vangelo di oggi, Gesù chiama a testimonianza della Sua persona le opere che compie: una vita spesa per Amore del Padre e dei fratelli che culmina nell’offerta di sé sulla croce. Il Maestro ci promette, inoltre, che, credendo a Lui, anche i suoi discepoli compiranno le opere che lui ha compiuto: impareranno ad Amare e a donare la vita.
È ciò che ha fatto, tra gli altri, San Francesco di Paola, di cui oggi, seconda domenica di maggio tradizionalmente celebriamo la festa. S. Francesco ha saputo amare coi fatti e nella verità, ha percorso realmente la Via della Vita facendo di se stesso un dono ad imitazione del Maestro. L’amore per Dio e per i fratelli lo ha guidato in tutte le sue scelte: dalla vita eremitica iniziata in giovane età, alla vita di quaresima perpetua ritenuta impossibile dai più; «A chi ama Dio tutto è possibile» ripeteva nei momenti cruciali. Nel vangelo di Oggi Gesù afferma: «Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre». Possiamo vedere in San Francesco di Paola la realizzazione di questa Parola: ponendo in Gesù la sua Fede e Amandolo con tutto il cuore, con tutte le forze e con tutta la mente, sono talmente tanti i prodigi attenuti per la sua intercessione da essere stato definito «Il Santo dei Miracoli».
Da discepoli di Cristo e devoti di San Francesco di Paola, allora, accogliamo l’invito a continuare ad avere Fede, a percorrere la Via della Vita, abbracciando la Croce che il Signore pone sulla nostra strada, salendo sulla Croce nella consapevolezza che è essa, la vita donata per amore, la Via per raggiungere il nostro posto nel Regno.
Nella seconda lettura di oggi san Pietro parla di “pietre” dell’“edificio spirituale” e di “sacerdozio” per offrire “sacrifici spirituali”: ciascuno di noi battezzati, nella misura in cui si stringe a Cristo Pietra angolare, è parte dell’edificio spirituale della Chiesa e ha in essa un ruolo insostituibile. Ognuno badi di essere pietra utile a questa costruzione: stabile nella Grazia di Dio e aderente a Cristo. Il Signore provvederà a rigettare le “pietre di scandalo” che minacciano di fare crollare i fratelli. Questo brano della prima lettera di Pietro, inoltre, ci dà la possibilità di soffermarci sul sacerdozio battesimale che accomuna tutti i membri della Chiesa. Nel Battesimo, infatti, lo sappiamo bene, conformati a Cristo, tutti siamo stati unti Re, Sacerdoti e Profeti. Tutti i battezzati, quindi, siamo sacerdoti, chiamati ad offrire sacrifici spirituali graditi a Dio mediante Gesù Cristo.
Per comprendere meglio che cosa siano questi sacrifici spirituali, ci viene incontro san Paolo: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.» (Rom 12, 1); altrove specifica: «Sia dunque che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio.» (1Cor 10,31). Fate tutto per la gloria di Dio. Offrite i vostri corpi (voi stessi). Tutto questo è possibile solo mettendo Amore per il Padre e per i fratelli in quello che facciamo.
Ancora nell’ottica del sacerdozio comune dei fedeli e dell’offerta spirituale, mi voglio soffermare oggi su una particolare categoria di pietre scartate dal mondo, ma scelte e preziose davanti a Dio: i sofferenti nel corpo e nello spirito. Il mondo, dominato dalla logica dell’efficientismo, non di rado giudica come inutili questi fratelli e sorelle. Proprio loro, invece, nella misura in cui accolgono la loro Croce e accettano di vivere la sofferenza (cioè scelgono non di subirla, ma di viverla) trasformandola in offerta d’amore per Cristo, con Cristo e in Cristo, possono vivere in maniera speciale il sacerdozio battesimale diventando pietre preziose per la costruzione dell’edificio spirituale della Chiesa.
Fr. Marco.

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