sabato 30 gennaio 2021

Susciterò loro un profeta e gli porrò in bocca le mie parole

«Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto.» (Dt 18,15-20)

«Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni … Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.» (1Cor 7,32-35)

« … nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. E Gesù gli ordinò severamente: ”Taci! Esci da lui!”. E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui “… Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”». (Mc 1,21-28)

​Il Vangelo della quarta domenica del Tempo ordinario ci porta ancora agli inizi del ministero pubblico di Gesù, nel “sabato di Cafarnao” (Mc 1-21-34), in cui si manifesta come Maestro e Liberatore, colui che realizza le attese di Israele.

Nella prima lettura tratta dal Deuteronomio, infatti, ascoltiamo una promessa di Dio al Popolo per bocca di Mosè: Dio susciterà un profeta che dirà loro quanto Egli comanderà. Gesù, la Parola definitiva di Dio all’uomo, realizza pienamente la promessa e si presenta ai suoi fratelli come Maestro il cui insegnamento ha un’autorità che nessuno prima di Lui aveva.

All’interno della Sinagoga, tuttavia, vi è un uomo posseduto da uno spirito impuro. La traduzione letterale sarebbe “in uno spirito impuro”: quell’uomo non solo era posseduto dallo spirito impuro, ma si muoveva, dimorava, in un contesto di “impurità”. Collegandoci a domenica scorsa potremmo dire che si muoveva nello “schema di questo mondo” (1Cor 7,29-31) indicando con ciò quel sistema di vita diametralmente opposto al Vangelo. Quest’uomo si sente minacciato dall’insegnamento di Gesù che, in effetti, è venuto a scardinare lo “schema di questo  mondo” per inaugurare il Regno di Dio e liberare  l’umanità dalla tirannia del demonio. Non sorprende che lo spirito impuro si trovi anche all’interno del luogo di culto: anche la religiosità trova posto nello “schema di questo mondo”; certamente si tratta di una “religiosità perversa”: un culto teso a ingraziarsi la divinità, e guadagnare meriti; un culto in cui si ha una visione distorta di Dio e il cui centro è il nostro io che si gonfia di meriti. Questo spirito impuro viene disturbato dalla presenza di Gesù che mostra il vero volto del Padre e riporta il culto al suo vero senso: la relaziona d’amore e dipendenza dal Padre che è la nostra origine e il nostro fine. Ecco perché S. Paolo oggi, nella seconda lettura, ci esorta a preoccuparci di piacere al Signore, di vivere la nostra vita mettendo al centro la relazione con Lui.

«Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!» Letteralmente:  «Cosa abbiamo in comune con te?». Quante volte, purtroppo, mi è capitato di sentire espressioni del genere quando esorto qualcuno a vincere le proprie debolezze sull’esempio di Gesù: «Cosa c’entra Gesù? io mica sono Gesù!?» Non dobbiamo dimenticare che i cristiani nel battesimo siamo stati conformati a Cristo, innestati in Lui e chiamati a mostrare Lui al mondo. Nell’eucarestia, inoltre, uniamo la nostra vita alla Sua per la salvezza del mondo. Siamo chiamati, quindi a comportarci e amare come Lui il Padre e i fratelli.

Anche a noi, tuttavia, può capitare di vivere “in uno spirito impuro”; inseriti in un sistema di vita in cui di cristiano c’è solo l’apparenza (non a caso l’uomo indemoniato si trovava nella sinagoga per la liturgia del sabato). Viviamo una sorta di doppia vita: in chiesa ci diciamo cristiani, ma nella vita quotidiana seguiamo altri maestri e altre logiche che, per nostra disgrazia, non saranno mai capaci di darci la Vita.

Oggi la Parola ci esorta a lasciare questi falsi maestri e a metterci alla sequela dell’unico Maestro che parla con l’autorità, l’unico capace dai darci la libertà dalle schiavitù e la Vita vera.

L’autorità di Gesù, infatti, coniuga verità e misericordia: non ci “schiaccia” costringendoci ad una vita “non umana”; al contrario, ci mostra il modo veramente umano di vivere, una vita in cui, mettendo al di sopra di tutto l’obbedienza a Cristo, tutto trova la sua giusta collocazione.

Fr. Marco

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