«Sorgi, o Gerusalemme
… Poiché Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di
colmare le valli livellando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la
gloria di Dio.» (Bar 5,1-9)
« … prego
che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento,
perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili
per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per
mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.» (Fil 1,4-6.8-11)
«… la parola di
Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. … “Voce di uno che
grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!
…”» (Lc 3,1-6)
La Parola di Dio della prima domenica di avvento ci invitava
all’attesa e alla vigilanza, a stare attenti a noi stessi. Nella seconda
domenica la liturgia della Parola dà un contenuto a questa vigilanza: siamo
chiamati alla conversione, a preparare la via al Signore che viene. Conversione,
lo sappiamo bene, significa fare una “inversione a U”, ritornare sui propri
passi abbandonando la strada sbagliata che si sta percorrendo. È quello che
siamo chiamati a fare quest’oggi: lasciare le vie di peccato che ci portano in
esilio, lontano dalla Vita, per ritornare al Signore.
Oggi, tuttavia, la liturgia ci invita anche di raddrizzare i sentieri, riempire i burroni e abbassare i monti.
Anche questo è il contenuto della conversione: preparare la nostra vita ad
accogliere la venuta del Signore. Guardando onestamente alla nostra vita
lasciandoci illuminare dal Signore, scopriamo quanto bisogno ci sia di queste
“grandi opere di ripristino”; scopriamo anche, però, di non essere capaci di
compierle.
Ecco intervenire il messaggio di speranza che questa
domenica il Signore ci presenta: «Dio
ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi secolari, di colmare le
valli e spianare la terra» (I lettura). È Dio stesso che compirà
quest’opera a condizione che noi glielo permettiamo. Lo strumento con cui
il Padre vuole operare nella nostra vita è la sua Parola. Perché questa parola
possa essere accolta, però, e produca frutto nella nostra vita, siamo chiamati
ad assumere l’atteggiamento di Giovani il Battista: la disponibilità.
Non a caso nella pericope odierna, l’evangelista Luca inizia
presentando i potenti del tempo: colloca nella storia concreta dell’umanità
l’evento della venuta della Parola su Giovanni. Da notare, tuttavia, è anche il
fatto che non sui potenti “viene la Parola”, ma su un uomo semplice e nel
deserto. Condizione indispensabile, infatti, perché la Parola venga accolta e
produca frutto, è farle spazio rinunciando ad ogni pretesa di autosufficienza e
riconoscendo la nostra piccolezza e il nostro bisogno di Dio (cosa che
difficilmente i potenti riescono a fare). È necessario, però, anche entrare nel
“deserto”, fare tacere i rumori del mondo per potere ascoltare la Voce del
Silenzio che manifesta la Parola.
Solo in seguito, come Giovanni, siamo chiamati alla funzione
profetica: rimanendo nel silenzio dell’ascolto (nel deserto) siamo chiamati a
farci voce di questa parola nell’invitare il mondo ad accogliere Colui che solo
può donargli la pace e la gioia di cui è assetato.
Fr. Marco
Nessun commento:
Posta un commento