«E tu, Betlemme di
Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per
me colui che deve essere il dominatore in Israele» (Mi 5,1-4)
«“Ecco, io vengo per
fare la tua volontà”. Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello
nuovo.» (Eb 10,5-10)
«Maria si alzò e andò
in fretta verso la regione montuosa, …
“Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa
devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto
ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo”.» (Lc
1,39-45)
Il Vangelo della quarta domenica di avvento, nell’imminenza
del Natale, ci fa contemplare la visitazione di Maria a s. Elisabetta. Il
Signore, che sceglie la via della piccolezza per manifestarsi, viene a visitare
il suo popolo e a portare la Gioia piena che il mondo non conosce.
Mi colpisce la dinamica del Vangelo: Maria, piena di Spirito
santo, portando in grembo il Verbo eterno del Padre, si mette in movimento: «si alzò e andò in fretta». Mi viene
facile immaginare la gioia incontenibile che la spinge da colei di cui ha saputo
che ha una gioia simile alla sua per condividere la gioia e mettersi al
servizio.
L’evangelista Luca, nel descrivere la scena dell’incontro,
ha in mente il racconto dell’arrivo dell’Arca dell’Alleanza nella casa di Obed
Edom (1Cr 15,25): come Davide danzò di gioia dinanzi l’Arca dell’alleanza, così
Giovanni Battista, nel grembo della madre, danza di gioia all’arrivo di Maria, la vera e definitiva Arca dell’Alleanza. Quella antica conteneva una
testimonianza della manna del deserto, Maria porta in sé il vero Pane del
Cielo; quella conteneva le tavole della Legge, Maria porta in sé il Legislatore
divino.
La scena della visitazione, raccontando la gioia dell’incontro
tra le due madri e tra i bimbi che portano in grembo, ci mostra, quindi, la
gioia che scaturisce dall’accoglienza e dalla condivisione. Maria è piena di
gioia perché ha accolto la volontà del Padre e ha generato nel suo grembo, per
opera dello Spirito Santo, il Figlio Unigenito. Questa gioia, però, chiede di
essere condivisa, la spinge verso la parente nel bisogno presso cui rimane il
tempo necessario. Elisabetta, e Giovanni nel suo grembo, sono pieni di gioia
per avere accolto Maria.
Benedetta tu fra le
donne e benedetto il frutto del tuo grembo! Credo che non sia superfluo,
infine, evidenziare che la gioia di Elisabetta nasce anche dal sapere scorgere
senza invidia l’opera che il Signore sta compiendo in Maria. Quanta tristezza
scaturisce, invece, in noi quando con occhi impuri guardiamo con invidia
l’opera che Dio compie nei nostri fratelli e attraverso di loro!
Contemplando la scena della visitazione, prepariamoci anche
noi ad Accogliere Colui che viene a fare la Volontà del Padre donando tutto se
stesso. Sperimentiamo anche noi la gioia accogliendoci reciprocamente,
mettendoci gli uni al servizio degli altri. Se sarà vera accoglienza (e non
strumentalizzazione dell’altro), se sarà vero servizio (e non ricerca di
guadagno), se saremo mossi da vero amore (e non da desiderio di visibilità e
approvazione), allora sperimenteremo la Gioia perché nell’altro accoglieremo
Gesù. Il Signore ce lo conceda.
Fr. Marco
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