«Rallègrati, figlia di Sion, grida di gioia, … non lasciarti
cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente.
Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di
gioia» (Sof 3,14-18)
«Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra
amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!» (Fil 4,4-7)
«In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: “Che cosa dobbiamo
fare?”. … «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare,
faccia altrettanto”. … “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato
fissato”. … “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; …”» (Lc
3,10-18)
La terza domenica di Avvento (domenica gaudete dalla prima parola
dell’antifona d’ingresso) è pervasa dalla letizia. È vicino il Signore che
viene a salvarci e a rinnovarci con il Suo Amore, che viene a incontrare la sua
creazione su cui non cessa di riversare il Suo Amore salvifico e
misericordioso. La Speranza si colora di gioia: il popolo che vede revocata la
sua condanna e sperimenta l’amore e la vicinanza di Dio. Anche S. Paolo nella
seconda lettura ci invita a stare sempre lieti nel Signore perché la
nostra gioia diventi testimonianza della salvezza ricevuta.
Per essere raggiunti da questa gioia, però, anche noi, troppo spesso in preda
alla tristezza e disperazione, siamo chiamati a fare delle scelte, come i
contemporanei del Battista siamo invitati a chiedere: «Che cosa dobbiamo fare?».
Nel Vangelo di Luca la pericope odierna è preceduta dall’invito di Giovanni
Battista a “fare frutti degni della conversione”. Rispondendo alla domanda
della folla, il Battista, inserendosi nell’insegnamento dei profeti poi ripreso
da Gesù, specificherà quali sono questi frutti di conversione: l’amore operoso
e misericordioso del prossimo come autenticazione dell’amore per Dio.
Guardando alle risposte che il Battista dà alle richieste della folla, va
notato che Giovanni non chiede ai suoi interlocutori di “uscire dal mondo”, di
lasciare il loro stato di vita: c’è speranza di salvezza per ogni uomo in ogni
stato di vita. La prima indicazione del Battista è quella della condivisione,
del prendersi cura del fratello nel bisogno. Anche qui, Giovanni non chiede
alle folle di spogliarsi per donare tutto ai poveri (non tutti sono chiamati a
questo), ma chiede di condividere ciò che si ha, di non restare indifferenti al
bisogno dei fratelli.
La seconda risposta del Battista, rivolta ai pubblicani, invita a rinunciare
all’avidità e al disonesto guadagno. Anche per loro, considerati peccatori
pubblici, c’è speranza di salvezza se smetteranno di attaccare il cuore e le
loro speranze al denaro da procurarsi ad ogni costo, anche con sotterfugi e
disonestà. Anche a noi oggi Giovanni chiede di vivere onestamente, di non cercare
più di quanto è lecito, di rinunciare al guadagno disonesto, di non vivere la
nostra vita andando avanti a forza di inganni e raccomandazioni; di
accontentarci di ciò che ci spetta (invito ripreso poi anche nella risposta ai
soldati).
Ai soldati il Battista chiede di rinunciare alla violenza gratuita e
alla volontà di sopraffazione. Anche per noi oggi è valido l’invito alla “non
violenza”: quanta violenza nei nostri rapporti interpersonali! Quante volte
abbiamo cercato di sopraffare l’altro con la violenza delle nostre parole e dei
nostri atteggiamenti se non addirittura con la violenza fisica! Quest’oggi
Giovanni invita anche noi: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno».
«Viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di sciogliere i lacci dei sandali» Un'ulteriore indicazione su cosa fare la desumo dal comportamento del Battista dinanzi le attese messianiche dei suoi contemporanei: l'umiltà di riconoscere il proprio giusto posto, il non appropriarsi della gloria che non ci appartiene.
«Viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di sciogliere i lacci dei sandali» Un'ulteriore indicazione su cosa fare la desumo dal comportamento del Battista dinanzi le attese messianiche dei suoi contemporanei: l'umiltà di riconoscere il proprio giusto posto, il non appropriarsi della gloria che non ci appartiene.
È san Paolo, infine, che ci suggerisce un ultimo “frutto” di conversione: la
letizia. Convertirsi significa entrare nella logica del Vangelo, della “buona
notizia” che il Signore ci ha salvato, che il Signore è vicino. Un vangelo che
siamo chiamati a testimoniare prima di tutto con la nostra vita lieta e bella. Siamo
ormai prossimi alla festa del Natale, esercitiamoci in questo ultimo tratto
dell’Avvento a mostrarci sempre amabili e lieti. Ritengo che sia una
“penitenza” non facile e gradita al Signore e che ci renderà testimoni
credibili: il Signore è vicino.
Fr. Marco.
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