sabato 22 febbraio 2020

Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste

«Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui.» (Lv 19,1-2. 17-18)

«Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio.» (1Cor 3,16-23)

«… amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; … se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». (Mt 5,38-48)

Domenica scorsa la Parola ci ammoniva: «se la vostra giustizia non supererà quella di scribi e farisei, non entrerete nel Regno dei cieli» (Mt 5,20). Questa domenica, settima del Tempo ordinario, si spinge oltre: «siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»!
Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. Misura di questa perfezione è la capacità di amare anche il nemico, di non opporre violenza alla violenza. Diciamolo chiaramente: per molti di noi ciò è assurdo, impossibile. Per tanti di noi comportarsi come chiede questa pagina evangelica è pazzia, “stoltezza”. Nella seconda lettura, però, San Paolo ci ha messi in guardia: Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente. Ciò che per il mondo è stoltezza, è sapienza per Dio.
La vera “stoltezza”, la pazzia, è pensare di potere sconfiggere il male con il male, la violenza con la violenza. La “sapienza del mondo” ci insegna ad agire così. Dove porti questo modo di fare è cronaca quotidiana: guerre fra Stati; faide interminabili tra famiglie i cui membri si odiano quasi senza più ricordarne il motivo; famiglie disgregate al loro interno … Oggi Gesù ci invita convertirci, a cambiare mentalità, ad assumere il punto di vista del Padre; ci invita ad accogliere il perdono del Padre e ad imparare a perdonare a nostra volta.
Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra. Il Maestro oggi ci chiede di non opporre male a male, ma di “dare un taglio” ai motivi di contesa. Porgere l’altra guancia a chi ti ha colpito non significa solo e principalmente farsi colpire ancora; significa soprattutto relazionarsi con il fratello o con la sorella, in modo nuovo, dandogli una nuova possibilità. Il fratello che mi colpisce lascia il segno sulla mia guancia. A questo punto (come spesso facciamo) possiamo relazionarci con lui/lei dicendo “guarda cosa mi hai fatto”; oppure possiamo “mostrare l’altra guancia” cioè cercare di recuperare la relazione partendo dalla guancia non segnata, senza cercare soddisfazione al nostro io offeso. Ciò non significa essere passivi e conniventi di fronte all’ingiustizia e al male, la prima lettura, infatti, afferma l’esigenza di rimproverare apertamente chi sbaglia. Porgere l’altra guancia significa cercare quella giustizia superiore necessaria per entrare nel Regno, una giustizia che salvi il fratello.
Amate i vostri nemici. È un’esigenza evangelica altissima, ma irrinunciabile. Vale la pena, tuttavia, soffermarci un attimo sul “tipo di amore” che Gesù ci chiede. Il Vangelo usa qui il verbo greco agapao per indicare l’amore da donare al nemico. Sappiamo che il greco conosce almeno tre verbi per esprimere l’amore: erao (da cui eros) è “l’amore passionale”, di chi “ha bisogno dell’altro”; fileo esprime un amore più paritario, l’amore/amicizia in cui il soggetto porta l’altro nella propria intimità; il verbo agapao, infine, esprime un amore “centrifugo”, l’amore con cui ci ama Dio, cioè un amore in cui il soggetto dona o si dona. Comprendere questa prospettiva, se in un certo senso può confortarci (non si tratta di portare il nemico nella nostra intimità- non viene usato il verbo fileo), ci dà anche la giusta misura dell’amore: si tratta di non chiudere il cuore, di donare anche al nemico; siamo chiamati ad imitare il modo con cui Dio ci ama: facendo piovere la sua misericordia sui giusti e sugli ingiusti, arrivando a donare tutto se stesso fino alla morte senza chiedere nulla in cambio.
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. Oggi Gesù ci esorta ad imparare dal Padre la perfezione dell’Amore misericordioso, che mai si chiude all’altro e sempre dà la possibilità di risollevarsi dalla propria miseria, di ricominciare. Oggi il maestro ci invita a perdonare coloro che ci hanno fatto del male. Pregando il Padre Nostro, diciamo: “rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Gesù, nel Vangelo di Mt, sottolinea questa equivalenza affermando «Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.» (Mt 6, 14-15): se (e come) perdoniamo, saremo perdonati. Rendiamoci disponibili, allora, ad accogliere il Perdono del Padre, imparando da lui l’amore misericordioso.
Fr. Marco.

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