«…“Chiedi per te un
segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto”. Ma Àcaz rispose: “Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore”». (Is
7,10-14)
« … Gesù Cristo
nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli,
per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome
… » (Rm 1, 1-7)
«Giuseppe, figlio di
Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che
è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu
lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt
1, 18-24)
In questa quarta domenica di Avvento, il messaggio che ci
giunge dalla Parola di Dio, a mio parere potrebbe essere riassunto con: “Non temere, fidati di me”. Il Signore
ci invita a riconoscere i segni della Sua opera in mezzo a noi, ci invita a
fidarci di lui e a scacciare ogni timore.
Nella prima lettura, infatti, ascoltiamo il profeta Isaia
che esorta il re Acaz a chiedere un segno e a fidarsi del Signore. Il regno è
minacciato, ma il Signore, per bocca di Isaia, promette di sconfiggere i
potenti invasori a condizione che Israele resti saldo nella fede (Cfr. Is. 7,
7-9). Purtroppo Acaz, come spesso siamo soliti fare anche noi, mosso dalla
paura sceglie di fidarsi più delle sue capacità e dei suoi intrighi che del
Signore e rifiuta di chiedere e riconoscere un segno per non essere vincolato a
credere nella promessa del Signore. Dio stesso però concede un segno: la vergine concepirà e partorirà un figlio,
che chiamerà Emmanuele (Dio con noi). Purtroppo Acaz, schiavo della sua
paura, si ostinerà nei suoi piani e si alleerà con l’Assiria. Ciò che otterrà
sarà proprio quello che temeva: il regno d’Israele sarà sottomesso alla
dominazione assira.
Il Vangelo, quasi a contrappunto della mancanza di fede di Acaz, ci presenta la
figura di Giuseppe sposo di Maria. Anche Giuseppe è confuso ed è preso da
timore: il concepimento di Maria lo sconvolge, non capisce quale sia il suo
ruolo in tutto questo. Pensa, quindi, di congedarla in segreto, di tirarsi
indietro dinanzi a ciò che sta accadendo. È in questo momento che l’angelo del Signore
viene a dirgli: «non temere ...». Giuseppe,
contrariamente ad Acaz, sceglie di fidarsi, di credere a ciò che il Signore gli
annuncia, e obbedisce silenziosamente al comando del Signore. È proprio con la
sua silenziosa obbedienza che Giuseppe entra con un ruolo fondamentale nella
storia della salvezza: dando il nome a Gesù lo inserirà nella discendenza
davidica e permetterà il compiersi della promessa.
Anche a noi, che ci stiamo preparando a celebrare il Natale,
il Signore viene a chiedere di avere fiducia, di non agire sotto il
condizionamento della paura, di riconoscere i segni e di lasciarlo operare
nella nostra storia perché Egli possa ancora compiere meraviglie per noi e per
i fratelli.
Chiediamo al Signore di purificare i nostri occhi per vedere e riconoscere i
segni della sua presenza. I segni dell’opera di Dio, infatti, possono in un
primo tempo passare inosservati. Il Signore non si impone con violenza, ma
chiede di essere ascoltato “nella brezza leggera” (Cfr. 1Re 19, 12): la nascita
di un erede quando il regno è minacciato, un sogno, un bambino in fasce in una
mangiatoia.
L’evangelista Matteo sceglie di usare due nomi per identificare il Verbo che si
è fatto carne nel grembo di Maria: Gesù che significa “Dio salva” ed Emmanuele
che, oltre a collegare quanto sta avvenendo alla profezia di Isaia, significa
“Dio con Noi”. Egli è infatti il Dio che cammina con noi, non ci abbandona, non
si dimentica di noi, ma è venuto per salvarci, perché abbiamo la Vita, perché
la nostra gioia sia piena. Fidiamoci di Lui. Lasciamo che sia Lui ad insegnarci
la Via della Vita.
Prepariamoci al Natale con l’obbedienza di fede perché, come ci invita a fare
la colletta alternativa di questa domenica, possiamo accogliere e generare Gesù
nello spirito nostro e dei fratelli ed essere in tal modo apostoli a
gloria del suo nome.
Fr. Marco
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