«Dopo queste cose
vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni
nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e
davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle
loro mani. E gridavano a gran voce:“La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello”». (Ap
7,2-4.9-14)
«Carissimi, vedete
quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo
siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto
lui.» (1Gv 3,1-3)
«Beati voi quando vi
insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro
di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra
ricompensa nei cieli». (Mt 5,1-12)
Con la solennità odierna la Chiesa celebra tutti i santi,
anche quelli “anonimi”, non canonizzati, e ci ricorda che tutti siamo chiamati
alla santità.
Penso che sia il caso, allora, di chiedersi cosa significhi
essere santo. Fare miracoli? Leggere le coscienze? Avere il dono della
bilocazione? … No! Queste sono solo manifestazioni visibili, doni che il
Signore può concedere per il bene della Chiesa. Essere santo significa
principalmente e fondamentalmente vivere il proprio Battesimo, fare giungere a
pienezza quella conformità a Cristo che ci è stata donata, cioè vivere la Fede,
la Speranza e la Carità.
Vivere la Fede non significa credere che Dio esiste: questo
lo credono anche i filosofi e lo sanno anche i demòni. Avere la Fede, vivere la
Fede ricevuta nel nostro Battesimo, significa credere che Dio è il Padre che ci
ama dall’eternità; che Gesù Cristo, Figlio eterno del Padre, si è fatto uomo ed
è morto in croce per la nostra giustificazione ed è risorto per la nostra
salvezza; che lo Spirito Santo, uno con il Padre e il Figlio, è stato effuso
nei nostri cuori e ci guida alla Vita eterna. Avere Fede significa fidarsi del
Signore e riconoscere la Sua Signoria nella nostra vita.
La Speranza virtù teologale che abbiamo ricevuto nel
Battesimo non ha niente a che fare con la “speranza incerta” di chi “spera” di
vincere il super enalotto, una speranza di cui giustamente il proverbio dice «chi
di speranza vive, disperato muore». La Speranza cristiana è “Speranza Certa”, come
direbbe S. Francesco: è la consapevolezza, fondata sulla Fede che il Padre ci
ha salvati, ci ha destinati alla Vita eterna e ad essa ci conduce se noi ci
lasciamo guidare. Come dice S. Giovanni nella seconda lettura di oggi: «noi fin d’ora sappiamo di essere Figli di
Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato …»
Vivere la Carità, infine, ha ben poco a che fare con l’elemosina
fatta dando il nostro superfluo perché il “fratello bisognoso” smetta di
importunarci. La Carità è l’amore stesso di Dio che arde nei nostri cuori e che
ci spinge ad Amare Dio e i fratelli più di noi stessi. È la capacità di amare
gratuitamente, di donare amore anche quando non siamo contraccambiati.
Solo vivendo quella conformità a Cristo ricevuta nel
Battesimo, cioè vivendo la Fede, la
Speranza e la Carità, sperimenteremo quella Vita pienamente realizzata che il
Padre ha pensato per noi. Solo così riusciremo a vivere le Beatitudini, che
oggi ci vengono riproposte: potremo essere realmente “poveri in spirito” perché
sapremo che la nostra vita non dipende da ciò che possediamo, ma è nelle mani
di un Padre che si prende cura di noi. Potremo essere misericordiosi perché
avremo fatto esperienza della misericordia del Padre che nel suo Figlio ci ha
liberati dai peccati … ecc.
Come si fa ad avere la Fede, la Speranza e la Carità? È questione
di “impegnarsi”? No! Come Papa Francesco ci ha ricordato, per essere santi è
importante lasciare operare Dio nella nostra vita, abbandonarsi a Lui: «Cercare il Signore, custodire la sua Parola,
cercare di rispondere ad essa con la propria vita, crescere nelle virtù, questo
rende forti i cuori dei giovani. Per questo occorre mantenere la “connessione”
con Gesù, essere “in linea” con Lui, perché non crescerai nella felicità e
nella santità solo con le tue forze e la tua mente» (Christus Vivit n. 158)
È Gesù che ci ha
conformati a sé e che ci ha donato Fede, Speranza e Carità. Sono dono gratuito
di Dio che ci è stato consegnato al momento del Battesimo: ogni battezzato ha
in se il seme della Fede che produce i frutti della Speranza e della Carità. Un
dono che ci chiama a responsabilità: se ci regalano una pianta che fa fiori
meravigliosi, ma noi non la concimiamo, non la innaffiamo, non togliamo le
erbacce e magari la teniamo al buio in un angolo nascosto della nostra casa, è
forse colpa della pianta se non potrà fare fiori? Così è della nostra Fede: il
Padre ce la dona con il Suo Spirito al momento del Battesimo; sta a noi però
coltivarla, nutrirla, purificarla. Il Padre ce ne dà pure l’occasione con i
Sacramenti. Nutriamo allora la nostra Fede, procuriamo di farla crescere e
vedremo nascere nella nostra vita i frutti della Speranza e della Carità.
Diventeremo così realmente ciò che siamo chiamati ad essere: santi che con la
loro vita saranno capaci di testimoniare al mondo la Bellezza di Dio perché il
mondo possa trasformarsi ogni giorno di più nel Regno di Dio.
Il Signore ce lo conceda anche per l’intercessione dei suoi santi che
contemplano già la Sua Gloria. Auguri di santità.
Fr. Marco
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