«Hai compassione di
tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando
il loro pentimento … tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li
ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni
malizia, credano in te, Signore.» (Sap 11, 22 – 12, 2)
«… il nostro Dio vi
renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni
proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome
del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio
e del Signore Gesù Cristo.» (2Ts 1, 11 – 2, 2)
« “Zacchèo,
scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Scese in fretta e lo
accolse pieno di gioia. … “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai
poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”». (Lc
19, 1-10)
Ritengo che il tema della Parola di Dio di questa XXXI
domenica del Tempo Ordinario possa essere ben sintetizzato da questo versetto
della seconda lettura: «sia glorificato
il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui». Glorificare Dio,
infatti, significa riconoscere e proclamare la Sua gloria, ma anche vivere in
modo che la Sua gloria sia visibile: «Così
risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere
buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.» (Mt 5,16).
Se la nostra vita sarà una vita bella, “Piena”, secondo la
volontà di Dio, una vita in cui la condivisione fraterna risplende nelle opere,
allora sarà una vita che rende gloria al Padre che ne è l’autore. Per contro, una
vita in cui si idolatrano i beni della terra, in cui si vive come se Dio non
esistesse, in cui l’egoismo è la regola di vita, una vita in cui non si cerca
la gloria di Dio, ma la vana-gloria propria, non rende gloria e si rivela
essere una vita infelice in cui gli uomini corrono sempre alla ricerca di una
pienezza che non possono raggiungere.
La pagina evangelica di questa domenica, con il racconto della
“chiamata” di Zaccheo, ci mostra il miracolo della conversione dalla
vana-gloria alla gloria di Dio. Zaccheo, infatti, è presentato come il capo dei
pubblicani nella commerciale città di Gerico. È quindi un uomo ricco e potente
che probabilmente non si è fatto molti scrupoli per raggiungere la sua
posizione. L’evangelista lo descrive «pubblicano
e ricco … piccolo di statura». È un peccatore pubblico, un uomo piccolo
forse anche di statura morale, che ha un “orizzonte ristretto”: si accontenta
di ciò che riesce ad arraffare in questa vita terrena. Tuttavia Zaccheo appare
anche come un uomo inquieto, alla ricerca di qualcosa che gli manca:
probabilmente ha sentito parlare di Gesù, di questo Maestro che parla con
autorità, e vuole vederlo. Sembrerebbe, quindi, che sia Zaccheo a cercare Gesù
ma, quando giunge sotto l’albero su cui Zaccheo si è arrampicato, lo sguardo di
Gesù, rivela una ricerca che precede quella di Zaccheo: «Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Sembra quasi
che Gesù avesse appuntamento con lui. In quest’incontro di sguardi che si
cercano (che i “benpensanti” non mancano di criticare) avviene il miracolo:
Zaccheo è capace di cambiare orientamento alla sua vita. Non agisce più per
vanagloria. Quando sente che a causa sua il Maestro è criticato, non si difende
dall’accusa di essere un peccatore, ma “difende” Gesù, mostrando il cambiamento
frutto della presenza del Signore. Un cambiamento che si manifesta in opere
concrete che rendono gloria a Dio: riconosce il valore della condivisione (“do la metà di ciò che possiedo ai poveri”),
e rimedia ai peccati commessi (“se ho
rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”).
Accogliamo anche noi l’invito del Signore che ha pazienza
con la nostra miseria (I lettura) e viene in cerca di coloro che si sono
rovinati la vita per restituire loro una vita Bella, Piena, che renda gloria al
Padre.
Fr. Marco.
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