sabato 5 ottobre 2019

Il giusto vivrà per la sua fede


«Scrivi la visione … È una visione che  attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede». (Ab 1,2-3;2,2-4)

« … Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, … » (2Tm 1,6-8.13-14)

​«Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. … quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». (Lc 17,5-10)

​Nella XXVII domenica del tempo ordinario, la Parola di Dio ci fa invocare insieme agli apostoli: «Accresci in noi la fede!». Basta guardare un telegiornale, infatti, per rimanere sgomenti dinanzi la violenza e l’iniquità del mondo. È l’esperienza fatta dal profeta Abacuc nella I lettura. A lui e a noi il Signore risponde che tutto ciò avrà un termine. La violenza, l’iniquità e la follia del mondo non hanno l’ultima parola: «soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede».
Oggi il Signore ci invita, quindi, a fidarci e a Sperare. La Fede, infatti, non può essere vissuta separata dalla Speranza che si fonda sull’ascolto della Parola.
Il giusto vivrà per la sua fede. Siamo chiamati a fidarci, a non indurire il nostro cuore, ad ascoltare la sua Parola con un ascolto attivo e operoso. Non possiamo, infatti, limitarci a professare delle “verità teoriche”. Vivere per la Fede, significa vivere conseguentemente a ciò che crediamo. È a questo che ci esorta s. Paolo nella seconda lettura scrivendo a Timoteo: rinnoviamo il dono della fede che abbiamo ricevuto con il nostro Battesimo, non vergogniamoci di testimoniare Cristo, non conformiamoci al mondo. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza.
Facciamo attenzione, però, a non cadere nell’errore di comportarci come “salariati” e non come figli, di credere di “fare qualcosa per Dio”, di “accumulare meriti” dinanzi a Lui, di rendendolo “nostro debitore”. Anche questo, infatti, sarebbe sintomo della nostra mancanza di fede: significherebbe che pensiamo di doverci “guadagnare” la salvezza  e, quindi, che non conosciamo il Padre che esaudisce le preghiere del suo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito e aggiunge ciò che la preghiera non osa sperare (preghiera colletta).
“Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” Per aiutarci a non cadere in questo errore, Gesù ci esorta oggi a riconoscerci “servi inutili”, che fanno ciò che devono fare senza aspettarsi niente in cambio. Guardiamoci dalla mentalità mercantile del “io faccio perché tu mi dia”. Assumiamo la mentalità dei figli che, animati dalla Carità, dall’Amore per il Padre e per i fratelli, non chiedono altro che di servire per compiacere il Padre.
Le tre Virtù Teologali, quindi, Fede, Speranza e Carità, ricevute nel Battesimo, che ci conformano a Cristo, il solo giusto, inscindibili, che possono essere possedute e vissute solo insieme.
È grazie alla Fede, infine, che potremo convertirci, che potremo cambiare mentalità, luogo a cui attingiamo vita: è l’immagine del gelso che si sradica per trapiantarsi in mare. Siamo chiamati a cambiare il nostro modo di vedere, il nostro modo di vivere, attingendo vita da dove il mondo pensa che sia assurdo, attingendo vita dal Vangelo. Il Signore ce lo conceda.
Fr. Marco

Nessun commento:

Posta un commento