«Scrivi la visione … È
una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non
mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco,
soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede».
(Ab 1,2-3;2,2-4)
« … Dio infatti
non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di
prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro,
… » (2Tm 1,6-8.13-14)
«Se aveste fede
quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a
piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. … quando avrete fatto tutto quello
che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto
dovevamo fare”». (Lc 17,5-10)
Nella XXVII domenica del tempo ordinario, la Parola di Dio
ci fa invocare insieme agli apostoli: «Accresci
in noi la fede!». Basta guardare un telegiornale, infatti, per rimanere
sgomenti dinanzi la violenza e l’iniquità del mondo. È l’esperienza fatta dal profeta
Abacuc nella I lettura. A lui e a noi il Signore risponde che tutto ciò avrà un
termine. La violenza, l’iniquità e la follia del mondo non hanno l’ultima
parola: «soccombe colui che non ha
l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede».
Oggi il Signore ci invita, quindi, a fidarci e a Sperare. La
Fede, infatti, non può essere vissuta separata dalla Speranza che si fonda
sull’ascolto della Parola.
Il giusto vivrà per la
sua fede. Siamo chiamati a fidarci, a non indurire il nostro
cuore, ad ascoltare la sua Parola con un ascolto attivo e operoso. Non possiamo,
infatti, limitarci a professare delle “verità teoriche”. Vivere per la Fede,
significa vivere conseguentemente a ciò che crediamo. È a questo che ci esorta s.
Paolo nella seconda lettura scrivendo a Timoteo: rinnoviamo il dono della fede
che abbiamo ricevuto con il nostro Battesimo, non vergogniamoci di testimoniare
Cristo, non conformiamoci al mondo. Dio infatti non ci ha dato uno spirito
di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza.
Facciamo attenzione, però, a non cadere nell’errore di
comportarci come “salariati” e non come figli, di credere di “fare qualcosa per
Dio”, di “accumulare meriti” dinanzi a Lui, di rendendolo “nostro debitore”.
Anche questo, infatti, sarebbe sintomo della nostra mancanza di fede:
significherebbe che pensiamo di doverci “guadagnare” la salvezza e, quindi, che non conosciamo il Padre che esaudisce le preghiere del suo
popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito e aggiunge ciò che
la preghiera non osa sperare (preghiera colletta).
“Siamo servi inutili.
Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” Per aiutarci a non cadere in questo
errore, Gesù ci esorta oggi a riconoscerci “servi inutili”, che fanno ciò che
devono fare senza aspettarsi niente in cambio. Guardiamoci dalla mentalità
mercantile del “io faccio perché tu mi dia”. Assumiamo la mentalità dei figli
che, animati dalla Carità, dall’Amore per il Padre e per i fratelli, non
chiedono altro che di servire per compiacere il Padre.
Le tre Virtù Teologali, quindi, Fede, Speranza e Carità,
ricevute nel Battesimo, che ci conformano a Cristo, il solo giusto, inscindibili,
che possono essere possedute e vissute solo insieme.
È grazie alla Fede, infine, che potremo convertirci, che
potremo cambiare mentalità, luogo a cui attingiamo vita: è l’immagine del gelso
che si sradica per trapiantarsi in mare. Siamo chiamati a cambiare il nostro
modo di vedere, il nostro modo di vivere, attingendo vita da dove il mondo
pensa che sia assurdo, attingendo vita dal Vangelo. Il Signore ce lo conceda.
Fr. Marco
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