«Giosuè disse a tutto il popolo: “Se sembra male ai vostri
occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri
padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui
territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore”». (Gs
24,1-2.15-17.18)
«Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli
lo siano ai loro mariti, come al Signore; […] E voi, mariti, amate le vostre
mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei» (Ef
5,21-32)
«Disse allora Gesù ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?”. Gli rispose Simon
Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo
creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”». (Gv 6,60-69)
Dopo averci presentato nelle domeniche precedenti il Pane della Vita, Gesù
Cristo che dà la sua vita per la salvezza del mondo, la Parola di Dio della XXI
domenica del tempo ordinario ci esorta al servizio e alla sottomissione
reciproca.
Già nella prima lettura di questa domenica Giosuè dichiara la propria decisione
di servire il Signore e invita il Popolo a scegliere chi servire. La “libertà
assoluta”, infatti, è un’illusione: siamo liberi per servire; e possiamo
servire solo se siamo liberi.
Se non serviamo il Signore della vita, finiremo per servire un idolo: qualcosa
che possediamo, qualcuno che ci ha promesso di realizzare i nostri desideri, un
lavoro, magari il nostro io. Fuggiamo dal servizio del Signore e ci scopriamo
schiavi di qualcosa o di qualcuno, magari anche solo delle nostre passioni
disordinate e delle pulsioni del momento. Ecco allora la necessità di scegliere
con attenzione chi servire, chi riconoscere nei fatti Signore della nostra
vita.
«Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Così reagiscono gli
ascoltatori di Gesù al discorso sul pane e forse proprio alla affermazione: «…
chi mangia di me vivrà per me» (Gv 6,57)
Servizio e sottomissione nella società in cui ci troviamo a vivere sono
considerate parole dure, difficili da accettare in un contesto in cui la
propria libertà individuale viene idolatrata; in cui ciò che conta è solo il
piacere personale ed immediato; in cui il sacrificio viene visto solo con
accezione negativa; una società in cui siamo bombardati da messaggi del tipo «Tutto
attorno a te … perché tu vali!». In questo contesto l’unico “servizio” che si
accetta è quello offerto per avere un contraccambio, un "servizio" in
cui al centro c’è sempre il nostro io.
«Volete andarvene anche voi?». Dinanzi la durezza delle parole di Gesù,
dinanzi le esigenze del messaggio evangelico, non pochi discepoli restano
scandalizzati e se ne vanno. Forse avevano frainteso il messaggio del Maestro.
L’amore che ci insegna Gesù, infatti, non è “volemose bene”, non è “cuoricini e
fiorellini” … l’Amore che ci insegna Gesù è la Croce, è “morire” per colui che
amo, rinnegare se stesso, è servizio gratuito e disinteressato.
La domanda che Gesù pone ai Dodici, quest’oggi è posta anche a
noi. Pensiamo sia impossibile vivere il Vangelo? Ci sembra troppo gravoso
servire il Signore? Vogliamo Amare il Signore e i fratelli? Le mogli sono
disposte ad amare il proprio marito come la Chiesa ama Cristo, cioè facendo
ruotare la propria esistenza attorno a lui? I mariti sono disposti ad amare la
propria moglie come Cristo ama la Chiesa, cioè fino a donare a lei ogni istante
della propria la vita?
Certo servire è difficile e senza di Lui non possiamo fare nulla (Cfr. Gv 15,
5), ma solo servire con amore e per amore dà senso alla nostra vita, la
riempie. Diversamente tutta la vita sarà percepita come una schiavitù da cui
cercare di evadere (vedi la società contemporanea). È proprio per venire
incontro alla nostra incapacità di servire che il Signore ci ha donato se
stesso come pane della vita (il vangelo di oggi conclude il “discorso
sul pane”). È nella Sua Parola, infatti, che troviamo la luce e la sapienza
della vita. È nei sacramenti che troviamo la forza per Vivere pienamente di
quella vita che dura in eterno.
«Volete andarvene anche voi?» Chiediamo la grazia di rispondere come
Pietro, di riconoscere come lui: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole
di vita eterna».
Fr. Marco
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