«“Ora basta, Signore!
Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri”. Si coricò e si
addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse:
“Àlzati, mangia!” … Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e
quaranta notti fino al monte di Dio» (1Re 19,4-8)
«Fatevi dunque
imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in
cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi» (Ef 4,30-5,2)
«Chiunque ha ascoltato
il Padre e ha imparato da lui, viene a me … In verità, in verità io vi dico:
chi crede ha la vita eterna … Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno
mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per
la vita del mondo» (Gv 6,41-51)
In questa XIX domenica del Tempo Ordinario continua il
“discorso sul pane” cominciato domenica scorsa: Gesù, rispondendo alla
mormorazione dei giudei che non comprendono le sue parole e sono scandalizzati
dalla sua umanità, arriva ad affermare non solo che lui ci dà il Pane dal
Cielo, ma anche che Lui è il
Pane dal Cielo perché il Pane del Cielo è la sua Carne.
Di lui non conosciamo
il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”? Anche
oggi, forse più di allora, c’è chi vorrebbe “racchiudere” Gesù nella sua sola
umanità. Al massimo si arriva a considerarlo un profeta o un maestro che ci
insegna come “salvarci da soli”, alla stregua degli illuminati maestri
orientali, ma negando in tal modo il Suo ruolo di Salvatore e stravolgendo il
Suo messaggio.
Sicuramente Gesù è il Maestro
e noi siamo chiamati a imparare da Lui, a farci suoi imitatori (II lettura); ma
è anche il Salvatore, colui senza il quale non possiamo fare
nulla (Cfr. Gv 15, 5). È capitato certamente anche a ciascuno di noi,
infatti, come ad Elia, di sperimentare la pochezza delle proprie forze dinanzi
l’altezza delle esigenze evangeliche. Sicuramente anche per noi c’è stato un
momento in cui abbiamo esclamato: «Basta! Non ce la faccio!». È a questo punto
che il diavolo, il “principe di questo mondo”, che vuole convincerci che noi
siamo il “centro del mondo”, la “misura della verità”, tenta di convincerci che
non sono le nostre forze ad essere insufficienti, ma le esigenze ad essere
eccessive: «Come si può donare sempre con generosità? Essere sempre benevoli
con gli altri anche quando non corrispondono alle nostre attese? Amare tutti
con un amore disponibile al servizio gratuito e disinteressato? Come si può
perdonare chi ci ha fatto del male? … è follia!». E così, pur chiamati a
partecipare della vera Vita che dura per l’eternità, ci accontentiamo di una
vita spesso meno che mediocre …
Àlzati, mangia! Gesù
conosce la nostra debolezza, sa che abbiamo bisogno di Lui
per alzarci dalla nostra mediocrità, vivere la Vita vera dei figli di
Dio e camminare verso la piena manifestazione del Suo Regno, per questo viene a
donarci Sé stesso come pane; ci dona il Suo Spirito perché possiamo riconoscere
il Padre e, animati da sentimenti filiali, realizzare la nostra Vita secondo il
Suo progetto d’amore e giungere così alla Felicità.
Solo con la Sua forza in noi potremo liberamente scegliere
di non “rattristare lo Spirito Santo di Dio”. Una libertà terribile che non ci
esonera dalla fatica del cammino e che implica la possibilità di volgere le
spalle alla vera Vita.
Guidati da Maria santissima, accogliamo l’invito della
Parola, riconosciamo nel nostro Maestro Gesù Cristo il nostro Signore e
Salvatore e accogliendolo nel nostro cuore, impariamo a fare della nostra vita
un’offerta d’amore a Lui e ai fratelli.
fr. Marco
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