sabato 4 agosto 2018

Io sono il pane della VIta

«… la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. … Allora il Signore disse a Mosè: “Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge …» (Es 16,2-4.12-15)

«… non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri. Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù …» (Ef 4,17.20-24)

« “… voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà …”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”. Gesù rispose loro: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”» (Gv 6,24-35)

Nel Vangelo della XVIII domenica del Tempo Ordinario Gesù, dopo la moltiplicazione dei pani, inizia il suo “discorso sul pane” in cui presenta il Pane del Cielo, quello vero, cioè se stesso.
Il racconto evangelico di questa domenica inizia con la folla in ricerca di Gesù. Il Maestro, però, sa bene che cercano solo il loro interesse materiale; lo cercano con un atteggiamento “da pagani”: vogliono solo riempirsi la pancia. Sono ben lontani dall’avere riconosciuto in lui il vero e definitivo Profeta che conduce il Popolo di Dio nell’Esodo dal peccato alla libertà dei figli di Dio.
Gesù esorta questa folla affamata a cercare il Pane della Vita eterna, quello che solo può saziare la più autentica fame dell’uomo. I suoi ascoltatori, però hanno ancora una mentalità “pagana”: pretendono di potersi “acquistare” questo pane, di potere “compiere opere” che ottengano loro la Vita eterna. Gesù torna a correggerli: una sola è l’opera da compiere, accogliere il Pane del Cielo che il Padre ha inviato; credere in Gesù, fidandosi di Lui, riconoscendo di avere bisogno di Lui.
Anche a noi può capitare di cadere nello stesso errore, di comportarci come i pagani con i loro vani pensieri (II lettura). Accade quando cerchiamo Dio quasi come una “polizza assicurativa”, solo per il nostro interesse materiale immediato. Magari può capitarci di pensare che nel compiere le “opere di religione” facciamo qualcosa per Dio, accumuliamo meriti davanti a Lui e, in qualche modo, lo rendiamo “nostro debitore”.
Questa è l’opera di Dio: che crediate … Il Maestro oggi ci mette in guardia: una sola è l’opera fondamentale che ci chiede, fidarci di Lui, credere in Lui e riconoscerlo nostro Signore. Ecco che allora le “opere di religione” acquistano il loro vero senso: non sono qualcosa che noi facciamo per lui, ma la conseguenza della nostra fede nel Signore che ci ama e ci ha donato tutto se stesso. Non più, quindi, qualcosa che noi facciamo per Dio, ma un dono che il Signore fa a noi perché possiamo giungere a quella Pienezza di vita che solo Lui ci può donare.
Fondamentale nel nostro rapporto con Dio è l’atteggiamento di fiducia e Speranza che ci deve animare. È questo che YHWH “mette alla prova” quando, nel dare la manna per il nutrimento del popolo, ordina che se ne raccolga solo il necessario per la razione di un giorno (I lettura); è ancora per questo che Gesù ci ha insegnato a chiedere “il pane quotidiano”.
Fidiamoci di Lui che si prende cura di noi, smettiamo di pensare di poterci “salvare da soli” accumulando beni quasi che siano essi a darci la vita. Se ci disporremo dinanzi a Lui come anawim (i poveri di YHWH) che, pur facendo la loro parte, sanno di potere contare solo su Dio, vedremo le Sue meraviglie e gusteremo quella Vita Piena ed Eterna che Egli è venuto a regalarci.
Maria Santissima, modello della fede, ci conceda di fidarsi sempre del nostro Signore Gesù Cristo e di vivere secondo i Suoi insegnamenti.
Fr. Marco

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