giovedì 15 giugno 2023

Imparate da me, che sono mite e umile di cuore

 

«Tu sei un popolo consacrato al Signore, tuo Dio: il Signore, tuo Dio, ti ha scelto per essere il suo popolo particolare fra tutti i popoli che sono sulla terra. Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli –, ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri» (Dt 7,6-11)

«In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.» (1Gv 4,7-16)

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita.» (Mt 11, 25-30)

In questa solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù la liturgia della Parola ci fa contemplare l’Amore gratuito e fedele di Dio per noi.

Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti. Nella prima lettura, infatti, si afferma che Dio ama il suo popolo gratuitamente ed in maniera fedele. Il popolo non ha alcuna caratteristica per la quale possa meritare l’amore di Dio: «… non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli …, ma perché il Signore vi ama». L’unico “merito” del Popolo è l’essere amato da Dio.

Può capitare anche a noi di pensare di meritare l’amore di Dio. Credo che l’invito di questa solennità a compiere “atti di riparazione al Cuore di Gesù”, ci aiuti a capire che, come ci ricorda san Francesco, di nostro abbiamo solo il peccato: «E tutte le creature, che sono sotto il cielo, ciascuna secondo la propria natura, servono, conoscono e obbediscono al loro Creatore meglio di te. E neppure i demoni lo crocifissero, ma sei stato tu con essi a crocifiggerlo, e ancora lo crocifiggi quando ti diletti nei vizi e nei peccati. Di che cosa puoi dunque gloriarti?» (FF 154; Amm. V) e ancora continua il Serafico Padre: «in questo possiamo gloriarci, nelle nostre infermità  e nel portare sulle spalle ogni giorno la santa croce del Signore nostro Gesù Cristo.» (Ibid.).

«Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore». Gesù ci esorta ad andare a Lui e ad imitarlo in una virtù fondamentale: l’umiltà senza la quale non può esistere la vera Carità, il vero amore di Dio e del prossimo. Senza umiltà, infatti, non vi può essere alcuna virtù in un’anima. Il mondo cerca l’apparenza, i gesti eclatanti; Dio, al contrario ama e sceglie per sé la via dell’umiltà.

Il primo tratto distintivo dell’umiltà di cuore, è avere una giusta conoscenza di sé e saper apprezzare gli altri. Il superbo, infatti, non ha una giusta conoscenza di sé: o si stima superiore agli altri, o non riconosce ciò che il Signore ha operato nella sua vita perché pretende di essere più grande di quello che è.

Questa conoscenza di sé, dei propri doni e delle proprie debolezze, però non è compiacenza o rassegnazione, ma pazienza con i propri limiti nel continuo impegno, con l’aiuto di Dio, per migliorarsi.

Contemplando quest’oggi l’amore gratuito e fedele di Dio per noi, prendiamo umilmente atto delle tante nostre incorrispondenze a questo Amore e umilmente chiediamogli il Perdono e la Grazia di amarLo imitando la Sua mitezza e umiltà e portando ogni giorno su di noi il Suo giogo – la Croce abbracciata per amore – rinnegando noi stessi per dare a Lui il primo posto nella nostra vita.

Fr. Marco

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