giovedì 30 settembre 2021

Primo giorno del Triduo di S. Francesco - Ecco, io vi mando ...


 «…  ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. » (Lc 10,1-2;)

Dalla Leggenda dei tre compagni (FF 1427):

25. Francesco, compiuti i restauri della chiesa di San Damiano, seguitava a portare l’abito di eremita, camminava col bastone in mano, le calzature ai piedi, una cintura di pelle ai fianchi.

Ma un giorno, mentre ascoltava la Messa udì le istruzioni date da Cristo quando inviò i suoi discepoli a predicare: che cioè per strada non dovevano portare né oro né argento, né pane, né bastone, né calzature, né veste di ricambio. Comprese meglio queste consegne dopo, facendosi spiegare il brano dal sacerdote. Allora, raggiante di gioia, esclamò: “ E proprio quello che bramo realizzare con tutte le mie forze! “.

E fissando nella memoria quelle direttive, s’impegnò ad eseguirle lietamente. Senza por tempo in mezzo, si sbarazzò di tutto quello che possedeva di doppio, e inoltre del bastone, delle calzature, della borsa e della bisaccia. Si confezionò una tonaca misera e grossolana e, in luogo della cinghia di pelle, strinse i fianchi con una corda. Mise tutto il suo entusiasmo a bene intendere e realizzare i suggerimenti della nuova grazia. Ispirato da Dio cominciò ad annunziare la perfezione del Vangelo, predicando a tutti la penitenza, con semplicità. Le sue parole non erano frivole, ridicole, ma, piene della VIRTU’’ dello Spirito Santo, penetravano nell’intimo delle coscienze, così da toccare vivamente gli ascoltatori.

In questo primo giorno del triduo in preparazione alla festa di S. Francesco d’Assisi, la Parola, provvidenzialmente ci fa ascoltare il brano evangelico che risuonò nel cuore del Serafico Padre all’inizio della sua conversione riempiendolo di gioia. Vorrei approfittarne per evidenziare alcuni tratti della sua spiritualità che siamo chiamati ad imitare. I santi, infatti, lo sapete, ci sono dati come intercessori, ma anche e soprattutto come modelli di sequela di Cristo.

La prima cosa che vorrei sottolineare quest’oggi è la serietà nell’ascolto della Parola nel seno della Chiesa: il giovane Francesco, che ha già intrapreso la vita da penitente, ascolta una Parola del Vangelo che risuona particolarmente nel suo cuore e va ad interrogare il sacerdote. Dopodiché la prende sul serio! Mi rendo conto che sembra strano dirlo: è la parola di Dio, è il Vangelo … certo che va preso sul serio! Eppure, quante volte non solo non ci comportiamo di conseguenza con ciò che ascoltiamo, ma addirittura neanche ascoltiamo realmente ciò che il Signore ci dice (tanto che uscendo dalla chiesa neanche ricordiamo cosa dicesse il vangelo proclamato). Francesco accoglie davvero la Parola nel suo cuore e questa produce frutto: la gioia, la Vita che il mondo non poteva dargli.

Come discepoli di Cristo sulle orme di Francesco ecco già qualcosa che siamo chiamati ad imitare: l’accoglienza della Parola, il prendere sul serio ciò che il Signore ci chiede. Guardando al serafico Padre, ascoltiamo con frequenza la Parola, meditiamola nel nostro cuore, lasciamo che trasformi il nostro modo di pensare e di agire. Nel Vangelo Gesù chiede ai suoi discepoli mandati ad annunciare il Regno di confidare solo sulla potenza della Parola che annunziano e di Colui che li ha mandati. Se davvero la riconosciamo come Parola di Dio e riconosciamo Cristo come nostro Signore, comportiamoci anche noi secondo le direttive del Vangelo: sperimenteremo la gioia di una Vita che il mondo non conosce.

Proprio perché sperimenta questa gioia profonda e la Vita vera, Francesco può fare la scelta della povertà liberandosi da ciò che lo legava. Fidandosi di Cristo, segue l’insegnamento del Vangelo prendendolo alla lettera e sperimenta la Vita. È questo il motivo per cui nel Testamento, descrivendo la povertà dei frati, afferma: … e non volevamo avere di più! (FF117)

È la gioia che traspare da tutto il suo essere, infine che rende credibile il suo annuncio: testimonia la Vita che ha trovato nella sequela di Cristo. Non annuncia se stesso né parla per essere lodato. Racconta ciò che Cristo ha fatto per lui perché i fratelli possano anch’essi sperimentare la gioia e la Vita.

L’ultima cosa che vorrei sottolineare del brano delle fonti che abbiamo ascoltato è che, per il Serafico Padre, il Vangelo va ascoltato e compreso in comunione con la Chiesa. Francesco non è stupido o cieco, conosce le miserie della Chiesa del suo tempo in cui era realmente difficile riconoscere la sposa di Cristo, ma sa che può incontrare Cristo solo nella Chiesa e in comunione con i suoi ministri. Ritengo che anche questo sia per noi importante imitare: non si può essere discepoli di Cristo sulle orme di Francesco e non essere in comunione con la chiesa e i suoi pastori. La Chiesa è una realtà divina e umana: voluta da Cristo e animata dallo Spirito, è appesantita dal peccato dei suoi membri (noi tutti battezzati). Ciò nonostante, Cristo è presente nella Chiesa e agisce nei suoi ministri; e nella Chiesa vuole essere incontrato.

Il Signore ci conceda, allora, come Francesco di accogliere la Parola per sperimentare la gioia ed essere annunziatori credibili del Vangelo, Buona Notizia anche per il mondo contemporaneo.

Fr. Marco

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