sabato 12 dicembre 2020

Voce di uno che grida nel deserto: il Signore è vicino!

«Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri …» (Is 61,1-2.10-11)

«Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.» (1Ts 5,16-24)

«Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: “Tu, chi sei?”. Egli confessò e non negò. Confessò: “Io non sono il Cristo. … Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa”» (Gv 1,6-8.19-28)

La liturgia della terza domenica di Avvento, domenica Gaudete, si apre con l’invito, espresso nell’antifona di ingresso: «Rallegratevi sempre nel Signore … »; è lo stesso invito che per tutto il tempo di Avvento ci siamo sentiti rivolgere nella lettura breve dei secondi vespri della domenica. Anche il motivo per cui rallegrarci è lo stesso: il Signore è vicino.

La liturgia della Parola di questa domenica, inoltre, attraverso i due “testimoni dell’Avvento”, il profeta Isaia e Giovanni il Battista, ci mostra ancora meglio il motivo per cui rallegrarci. Nella prima lettura, infatti, il profeta Isaia ci presenta la venuta del Signore come il lieto annuncio rivolto ai miseri, un tempo di grazia e di liberazione per quanti hanno il cuore spezzato o sono schiavi. È il tempo della liberazione e della consolazione, è tempo in cui siamo raggiunti dall’amore misericordioso di Dio. Per questo è tempo di gioia vera ed autentica.

Nel Vangelo, Giovanni il Battista, interrogato dai Giudei, dichiara che il suo compito è quello di parlare a favore della Luce e annuncia la Misericordia di Dio che viene nel mondo: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete». Dio è pieno di amore misericordioso per tutta l'umanità, lo dice il suo stesso nome, Giovanni cioè Dio fa grazia, e il padre, Zaccaria, lo canta nei secoli col suo Benedictus. Ecco il motivo per rallegrarsi.

La Parola di oggi, però, ci dà anche alcune indicazioni, per potere essere raggiunti dalla misericordia di Dio ed essere sempre lieti, come ci esorta a fare la seconda lettura.

In ogni cosa rendete grazie … ​La prima indicazione la trovo proprio nel brano tratto dalla prima lettera ai Tessalonicesi. Credo sia fondamentale coltivare il senso di gratitudine, concentrarsi sugli innumerevoli doni che il Signore continuamente ci fa, per evitare che il maligno avveleni la nostra vita e ci tolga la gioia. In quest’ultima parte dell’Avvento, allora esercitiamoci nel ringraziare. Ringraziamo spesso e volentieri il Signore, ma ricordiamoci di ringraziarci spesso a vicenda.

«Io non sono il Cristo … a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». L’altro fondamentale atteggiamento che ci permette di partecipare alla gioia messianica lo troviamo nel Vangelo ed è l’umiltà di Giovanni. L’umiltà infatti è la verità di noi stessi. Non lo sminuirci, ma il riconoscere ciò che siamo ed i nostri limiti. Troppo spesso, invece, ci costruiamo un’idea troppo alta di noi stessi (Cfr. Rm 12,16) e ci affanniamo per mantenerla dinanzi a noi e al mondo. Spesso questa fatica e gli inevitabili fallimenti di questi sforzi ci tolgono la gioia. Io non sono il Cristo. Quanto è liberante ricordarmi che non sono io il Salvatore del mondo! Il mondo è già stato salvato. Gesù Cristo è il Signore della Storia e, se glielo lascio fare, è capace di condurre la mia vita e quella dei miei fratelli a pienezza. Io ho le mie responsabilità, il mio compito, ma Io non sono il Cristo.

Pregate ininterrottamente.  Quest'ultima indicazione dataci da s. Paolo, infine, compendia entrambe le condizioni su esposte: siamo invitati a pregare ringraziando continuamente il Signore per i suoi innumerevoli doni. Consapevoli dei nostri limiti, però, siamo anche invitati a pregare per chiedere al Signore di intervenire in quelle situazioni che superano le nostre possibilità. 

Rallegriamoci, allora, nel Signore, lasciamoci possedere dalla gioia messianica liberandoci con la gratitudine dal veleno dell’invidia e della cupidigia; accogliendo umilmente i nostri limiti confidiamo nel Signore che viene a donarci la Gioia piena. Così facendo, saremo anche noi, come Giovanni, testimoni della presenza del Signore.

Fr. Marco

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