sabato 17 ottobre 2020

Io sono il Signore e non c’è alcun altro


 «Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio» (Is 45, 1.4-6)

«Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro.» (1Ts 1,1-5)

«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22, 15-21)

In questa XXIX domenica del tempo ordinario ​la Parola di Dio ci presenta una verità fondamentale: non c’è altro Dio che il nostro Dio. Stando così le cose, chiunque agisce con retta coscienza, cercando di compiere il bene nella la sua vita con le sue azioni, anche se non conosce il nome di Dio, se non ha ancora incontrato Gesù Cristo, anche se inconsapevolmente e imperfettamente, compie la volontà di Dio ed accoglie la Sua salvezza (Cfr Gaudium et spes n.22). È per questo che, nella prima lettura, il profeta Isaia si rivolge a Ciro, un re pagano che non conosce il nome di JHWH, come all’eletto di Dio attraverso il quale il Signore farà risorgere Gerusalemme.

Non può esserci alcuna autorità, quindi, che si senta esonerata dall’osservanza della Volontà di Dio.
Dio Padre, Figlio e Spirito Santo è il Signore della storia, Colui che, se glielo permettiamo, guida i nostri passi nelle via della Vita. Ecco perché, come ci ricorda Papa Francesco, «La santità cristiana non è prima di tutto opera nostra, ma è frutto della docilità – voluta e coltivata – allo Spirito del Dio tre volte Santo.» (omelia 23/2/14).

Io sono il Signore e non c’è alcun altro Se il nostro Dio è il Signore della Storia e l’unico Dio, allora non ha senso rivolgersi agli “idoli” cercando in essi salvezza. Non penso solo agli “idoli” più evidenti, quelli di cui ascoltiamo nella Scrittura o a cui alcune popolazioni fanno una statua e danno un nome; penso anche e soprattutto a quegli idoli che subdolamente si insinuano nel nostro cuore e a cui ci attacchiamo aspettando da essi vita e “salvezza”: le superstizioni con tutti i riti magico/scaramantici che troppo spesso facciamo in modo di osservare; gli oroscopi con la loro pretesa di farci conoscere in anticipo ciò che ci accadrà; il “mito” della vincita milionaria al “gratta e vinci”; il politico “amico” che spesso promette di concederci come favore ciò che in realtà ci spetta come diritto (e a volte neanche mantiene la promessa); etc. Perfino il lavoro, quando nella nostra vita prende il posto di Dio, può diventare un idolo dal quale aspettiamo salvezza, ma che in realtà ci riduce a schiavi.

Riguardo al tentativo di prevedere e condizionare il futuro, inoltre, il Catechismo della Chiesa Cattolica è chiaro: «La consultazione degli oroscopi, l’astrologia, la chiromanzia, l’interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l’onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo» (CCC 2116).

Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Il Maestro è chiaro: a ciascuno il suo. A “Cesare”, all’autorità civile, va dato il rispetto per le leggi, il pagamento del tributo, ma a Dio va data tutta la nostra vita. Se, infatti, a Cesare va restituita l’immagine incisa nella moneta, a Dio va restituita l’immagine che Egli ha impresso in noi. Consapevoli della nostra “doppia cittadinanza” (Celeste e terrena), i cristiani siamo chiamati a testimoniare nella società civile la Vita bella del Vangelo con l’osservanza delle leggi giuste, comportandoci da cittadini responsabili attenti al Bene Comune quanto e forse più che al proprio particolare interesse privato; più attenti ai nostri doveri verso Dio e verso i fratelli, che ai nostri diritti. In questo particolare momento storico questo si traduce anche in una particolare attenzione alle norme per la prevenzione della diffusione del Covid 19: portiamo sempre la mascherina, rispettiamo i distanziamenti, evitiamo gli assembramenti … comportiamoci responsabilmente per la tutela dei fratelli.

Proprio perche cristiani, siamo chiamati ad essere presenti nella società civile anche con una consapevole partecipazione alla vita politica, ma soprattutto, come oggi ci invita a fare S. Paolo, con l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo.

Fr. Marco.

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