«… ecco, la tenebra
ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il
Signore, la sua gloria appare su di te.» (Is 60,1-6)
«Fratelli, penso che
abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a
vostro favore: … le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la
stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa
promessa per mezzo del Vangelo.» (Ef 3,2-3;5-6)
« … alcuni Magi
vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei
Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”.
All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.»
(Mt 2,1-12)
Nella solennità dell’Epifania, celebriamo la
“manifestazione” (in greco epifania)
del Signore al mondo intero, ai “lontani” rappresentati dai Magi venuti
dall’oriente. La tradizione popolare parla di “tre re” per i doni che offrono,
ma i Magi rappresentano anche i tre figli di Noè, ossia tutta l’umanità
che da essi trae origine (Cfr. Gen 9,18-19). “Magi” erano inizialmete detti gli appartenenti alla casta
sacerdotale della Persia, l’odierno Iran. Più tardi con questo nome furono
designati i teologi, i filosofi e gli scienziati orientali.
La Parola di Dio si apre, nella prima lettura, con la
descrizione di una situazione di “tenebra”, di oscurità, una situazione in cui
sembra che non ci sia speranza. In queste tenebre spunta la Luce, la Speranza:
il Signore dà un segno della sua presenza nel mondo attraverso la gloria di
Gerusalemme.
Per i popoli descritti nella prima lettura, il segno è lo
splendore di Gerusalemme che ravviva la speranza e li indirizza all’adorazione
di Dio. Ai pastori, la notte di Natale, è l’Angelo ad indicare il segno di un
bimbo adagiato in un mangiatoia, come l’inizio della loro salvezza e fonte di
una grande gioia. Per i Magi dell’oriente, capaci di scrutare i segreti della
creazione, è il sorgere della stella ad indicare ciò che sta avvenendo e a
metterli in cammino per adorare “il Re dei re” che è nato.
Per noi e per i nostri contemporanei, è la Chiesa il segno che splende della
gloria di Dio, il segno della presenza di Dio nel mondo. Segno che deve
dare speranza e invitare alla gioia, la Chiesa, è il nuovo popolo di Dio, la
Gerusalemme Celeste del “già e non ancora”, cioè già presente nel
mondo, ma non ancora pienamente rivelata. È questo il motivo per cui proprio
oggi si legge l’annuncio del giorno di Pasqua: si annuncia il Mistero di Cristo
di cui tutto l’anno liturgico è memoriale e attuazione.
È importante, però, ricordare che la Chiesa siamo noi tutti
battezzati e non solo i vescovi, i preti, le suore e i frati. Noi tutti,
quindi, siamo chiamati ad essere segno della presenza di Dio nel mondo. Siamo
chiamati ad essere segno di speranza, portatori della Luce di Gesù ai fratelli,
di quella luce della fede che abbiamo ricevuto nel nostro battesimo. Siamo
chiamati a condurre il mondo a Cristo perché possa riconoscerlo ed
adorarlo. Troppo spesso, tuttavia, invece di testimoniare la presenza di
Gesù, diventiamo una “contro-testimonianza” che allontana il mondo dal
riconoscere il Signore.
Il re Erode restò turbato e con lui tutta
Gerusalemme. Così il Vangelo descrive i sentimenti di Erode e della casta
sacerdotale che vedono nel Re che è nato un turbamento al loro potere. Anche a
noi può capitare di sentirci “disturbati” dal Signore; può capitare che le
esigenze della Sua sequela, diametralmente opposte a quelle del mondo, ci
portino a volerlo “eliminare”. Se riconosciamo in Gesù il Signore, infatti,
dobbiamo rinunciare alla “signoria del nostro io”, a mettere noi stessi al
centro del mondo, per adorare Lui e vivere sotto la Sua signoria. Solo facendo
questo potremo svolgere quel ministero di cui ci parla oggi S. Paolo nella
seconda lettura e che appartiene a tutti i battezzati: annunziare al mondo la
Speranza e la Gioia. Annunziare al mondo che ci sono valori capaci di dare la
felicità, ma che non possono essere messi in banca; valori diversi da quelli
economici: valori eterni e capaci di darci quella felicità che il denaro o il
potere non saranno mai capaci di darci.
In questa solennità vi auguro di accogliere il Signore Gesù
come vostro Signore e di annunciarlo al mondo con la vostra vita.
Fr. Marco
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