sabato 2 febbraio 2019

Abbi Fede: vedrai le meraviglie di Dio


«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;ti ho stabilito profeta delle nazioni. […] non spaventarti di fronte a loro, altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.» (Ger 1,4-5.17-19)

« … E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.» (1Cor 12,31-13,13)

«In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, […]; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». (Lc 4,21-30)

​In questa IV domenica TO la Parola del Vangelo riprende ripetendo l’ultimo versetto di domenica scorsa: la meraviglia con cui i presenti reagiscono alle parole di Gesù nella Sinagoga di Nazaret. Una reazione positiva che, tuttavia, non tarderà a mutarsi in sdegno e rifiuto. Che cosa determina questo mutamento? Lo si può intuire dalle parole di Gesù che sa ciò che i presenti hanno nel cuore: non sono minimamente interessati alla relazione con Dio, alla riconciliazione con Lui, all’anno di Grazia; vogliono solo benefici materiali ed immediati: “Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”.
Non a caso Gesù cita due grandi profeti rifiutati perché Israele aveva perso fiducia nel suo Dio. Elia (1Re) viene cacciato e minacciato di morte dal re Acab e sua moglie Gezabele perché Israele non confida più in Dio, ma chiede la fecondità, la prosperità del paese, dalle divinità pagane Baal ed Astarte. Mentre Israele si affida agli idoli, una vedova pagana è capace di credere alle parole del profeta e si affida a Dio per il suo sostentamento: condivide il poco che ha e questo le viene moltiplicato. Eliseo (2Re) viene cercato dal pagano Naamàn per guarire dalla lebbra e, senza neanche uscire dalla tenda per riceverlo, gli manda a dire di bagnarsi nel Giordano; dopo una prima riluttanza (si aspettava riti spettacolari), Naamàn decide di fidarsi e ottiene la guarigione.
Quanto spesso accade pure a noi di cercare segni prodigiosi, miracoli, apparizioni … Quanto spesso anche noi cerchiamo i doni di Dio e trascuriamo il rapporto con Lui, tanto che siamo disposti anche a rivolgerci agli "idoli" (il denaro, gli “amici potenti”, la magia ecc.) pur di ottenere ciò che vogliamo. Anche noi spesso non ci fidiamo di Dio! È per questo che non vediamo le Sue meraviglie nella nostra vita. Meraviglie “quotidiane”, ordinarie, ma che manifestano il Suo prendersi cura di noi.
Dio ci ama, ci ha pensati fin dall’eternità e si prende cura di noi. Ci chiede solo di fidarci di Lui, di non avere paura (I lettura), e di essere suoi profeti e testimoni nel mondo. Profeti la cui parola deve essere autenticata dallo stesso “segno” che ha contraddistinto quella di Gesù: l’Amore autentico capace di donare tutto. È con questo amore che Gesù ci ha amati e ci ama. E con questo amore che il Padre ha pensato per noi un progetto di pienezza e di eternità. Fidiamoci.
È questo il segno che oggi san Paolo ci addita nella seconda lettura: la Carità senza la quale la nostra vita e le nostre parole risultano vuote, senza senso. Una carità spesso nascosta, feriale, ma capace di realizzare grandi cose, capace di realizzare pienamente la nostra vita (penso per esempio alla beata Madre Teresa di Calcutta, universalmente considerata santa per il “miracolo” del suo amore agli ultimi).

Crediamo nel Suo amore per noi, accogliamo con fiducia il Suo progetto per la nostra vita, viviamo senza paura la nostra vita in obbedienza alla Sua Signoria: vedremo le meraviglie di Dio e giungeremo alla Pienezza della Vita.
Fr. Marco

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