sabato 9 febbraio 2019

“Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore”.


«“Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato”.  … “Eccomi, manda me!”». (Is 6,1-2.3-8)

«Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo … Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.» (1Cor 15,1-11)

« “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. … “Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore”. … “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”». (Lc 5,1-11)

La Parola di Dio della V domenica del Tempo Ordinario ci presenta il mistero della vocazione ad un particolare ministero: l’annuncio della Parola per la quale il Signore sceglie di servirsi di uomini limitati e peccatori.
La prima lettura tratta dal libro del Profeta Isaia, racconta di una visione avuta dal Profeta probabilmente durante una liturgia al Tempio: Isaia contempla la potenza e maestà di Dio, il “tre volte Santo”. Dinanzi alla gloria e santità di Dio, il Profeta ha una bruciante consapevolezza del proprio peccato e della propria indegnità e ne è atterrito. Isaia, tuttavia, fa anche esperienza della infinita misericordia di Dio la cui Grazia e Santità è infinitamente più grande del suo peccato ed è capace di annullarlo. L’immagine del tizzone ardente mi richiama un verso di una poesia di S. Teresa di Gesù Bambino: «Se avessi mai commesso, il peggiore dei crimini per sempre manterrei la stessa fiducia, poiché io so che questa moltitudine di offese non è che goccia d’acqua in un braciere ardente.». Purificato dal proprio peccato e acceso dall’amore per Dio, il profeta è reso ardito: «Eccomi, manda me!»
«sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo» Ogni chiamato nella Scrittura fa questa esperienza della propria indegnità e della infinita misericordia di Dio che lo sceglie liberamente senza suo merito e lo purifica con il suo infinito amore.
Anche  S. Paolo e S. Pietro fanno questa esperienza: consapevoli della propria miseria, sperimentano che la misericordia di Dio è immensamente più grande e li chiama a fidarsi di Lui.
Nel Vangelo di oggi, infatti, assistiamo alla vocazione di Pietro che, dopo avere ascoltato Gesù, e avere assistito a diverse guarigioni, è disposto a fidarsi di Lui, a mettere in discussione tutto ciò che conosce e ad affrontare la fatica che questo comporta (avevano già lavato e rassettato le reti!): «Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Forse la fede di Pietro, nonostante ciò che ha visto e sentito, non è ancora perfetta. Forse nella sua frase c’è una connotazione “di sfida”. Da qui, dunque il grande stupore e la confessione del proprio peccato dinanzi la grande abbondanza di pesci pescati miracolosamente: “Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore”. A Gesù però basta questa fiducia, magari imperfetta e tuttavia operosa, per mostrare la grande potenza di Dio.
“Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini” Fatta l’esperienza della grande potenza di Dio, però, a Pietro viene chiesto di continuare a fidarsi, di crescere nella Fede e lasciare ogni sua certezza, per mettersi alla sequela del Maestro e annunciare il Regno.
«abbiamo faticato tutta la notte». Viene messa in evidenza la differenza di chi “fatica” senza Dio e di chi lascia che la Grazia lo muova alla fatica: “ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me” (II lettura). Se “fatichiamo” secondo i nostri criteri, i nostri ragionamenti, anche dotti, secondo i nostri “programmi pastorali”, rischiamo di faticare invano. Senza di Lui non possiamo far nulla! Per questo è indispensabile per ogni chiamato sperimentare la propria inadeguatezza, riconoscere la propria pochezza, e affidarsi realmente e totalmente a Colui che lo chiama. Lasciarsi guidare dalla Grazia. Solo in tal modo porteremo frutti.
A questo punto, però, vorrei sottolineare che tutti i battezzati siamo chiamati, tutti i battezzati abbiamo una missione da compiere: annunciare il Vangelo nel nostro contesto vitale, testimoniare la presenza di Gesù nel mondo attraverso di noi. Come potremo adempiere questa missione? Solo fidandoci di Lui, “gettando le reti” sulla Sua Parola e non su ciò che secondo la logica del mondo ci sembra ragionevole. Impariamo a scegliere e ad agire non in base alla sapienza e prudenza umana, ma in base alla logica del Vangelo. Sperimenteremo la potenza della Grazia.
Non lasciamoci spaventare dai nostri limiti, dai nostri peccati: l’Amore Misericordioso che ci chiama ci conosce e ci ama: non si scandalizza delle nostre miserie e ci dona la grazia per superarle. Fidiamoci di Lui e combattiamo virilmente per superare i nostri limiti e peccati. Non arrendiamoci alle nostre miserie, ma non scandalizziamoci: non siamo stati chiamati perché siamo “perfetti” o “degni”, ma per il mistero del Suo Amore gratuito.
Fr. Marco

Nessun commento:

Posta un commento