«Mosè prese la metà
del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare.
Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo.
Dissero: “Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto”. Mosè
prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: “Ecco il sangue dell’alleanza
che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!”» (Es
24,3-8)
«Fratelli, Cristo è
venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e
più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa
creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il
sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così
una redenzione eterna.» (Eb 9,11-15)
«Mentre mangiavano,
prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete,
questo è il mio corpo”. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne
bevvero tutti. E disse loro: “Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è
versato per molti.”» (Mc 14,12-16.22-26)
Nella solennità del Corpus Domini, la liturgia di quest’anno
sottolinea il tema dell’Alleanza stipulata attraverso l’ascolto della Parola di
Dio, sacrifici di comunione e con l’offerta del sangue.
Nella prima lettura, tratta dal libro dell’Esodo, infatti,
ascoltiamo Mosè che, dopo avere fatto offrire olocausti e sacrifici di
comunione, legge la Parola di Dio e asperge il popolo con lo stesso sangue, il sangue dell’alleanza, con il quale
aveva precedentemente asperso l’altare: in forza di quest’Alleanza, Dio e il
popolo diventano simbolicamente “consanguinei”, si appartengono.
Purtroppo, lo sappiamo, il popolo, immagine dell’umanità in
cammino, cadrà spesso nell’infedeltà all’Alleanza, “prostituendosi” agli idoli.
Il Signore, però, è il Dio fedele e non viene meno alla sua fedeltà: per mezzo
dei profeti annuncia la Nuova ed Eterna Alleanza che realizza in Gesù Cristo
nella pienezza dei tempi. Un’alleanza nuova non più stabilita sul sangue di capri e di vitelli, ma in virtù
del proprio sangue e per questo capace di procurare un’alleanza eterna (II
lettura). Ciò che nell’alleanza antica era solo una “consanguineità simbolica”,
ora, nel Sangue di Cristo offerto per la redenzione del mondo, diventa realtà: Gesù
si fa nostro Cibo e nostra Bevanda per venire in noi e vivere in noi.
La reciproca appartenenza adesso è reale, non solo rituale:
Cristo vive in noi e noi viviamo di Lui. La comunione al Corpo e al Sangue di
Cristo, accolta con le dovute disposizioni, infatti, ci trasforma in Lui e ci
dà la grazia di compiere la Sua Volontà.
“Quanto ha detto il
Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto”. Con queste parole il
popolo risponde a Mosè nell’antica alleanza. Anche noi siamo chiamati a
prestare ascolto e a fare ciò che il Signore ci comanda. Riportando le parole
dell’istituzione dell’Eucarestia, san Paolo cita le parole, poi entrate a far
parte della preghiera eucaristica: «fate
questo in memoria di me» (Cfr. 1 Cor 11,23-27). Ciò che siamo chiamati a
fare, però, non è solo il gesto sacramentale, ma anche e soprattutto ciò che
esso significa: la donazione della vita, dal nostro corpo e del nostro sangue,
per Amore. Solo così vivremo davvero in
memoria di Lui, saremo realmente suoi discepoli e daremo gloria al Padre.
Fr. Marco
Ps: può interessare
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