«Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: “Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato”, gliela conferì come è detto in un altro passo: “Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek”». (Eb 5,1-6)
«Gesù si fermò e disse: “Chiamatelo!”. Chiamarono il cieco, dicendogli: “Coraggio! Àlzati, ti chiama!”. Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.» (Mc 10,46-52)
Questa domenica, XXX del tempo ordinario, la liturgia della Parola si apre con un messaggio di speranza: «Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele». Nella pagina di Vangelo, infatti, Gesù ci viene presentato ancora una volta come colui che viene a cercare e salvare “il cieco e lo zoppo”, quanti sono ridotti a mendicare la vita. Il Salvatore che viene a radunare tutta l’umanità per farla entrare nella pienezza della Vita.
L’evangelista Marco racconta che Gesù sta recandosi a Gerusalemme, la città santa simbolo della comunione con Dio, e attraversa Gerico, la città simbolo di peccato e della resistenza a Dio (Cf. Gs 6,1-21), consegnata da Dio a Giosuè. Non è un caso se nella parabola “del buon samaritano” il tale incappato nei briganti sta scendendo da Gerusalemme a Gerico (Lc 10,25-37): la città di Gerico è simbolo dell’autoaffermazione contro Dio.
Mentre Gesù sta uscendo da Gerico, Bartimeo, cieco e ridotto a mendicare lungo la strada, lo riconosce e comincia a chiamarlo con il titolo messianico di Figlio di Davide. Bartimeo racchiude in sé l’immagine dell’umanità che, resistendo a Dio per affermare se stessa, si trova cieca, lontana dalla Luce della Vita, e mendicante. Pur nella sua cecità, tuttavia, quest’uomo riconosce in Gesù l’unico che può salvarlo, che può strapparlo dalla sua miseria e restituirgli la Luce che aveva perduto: « … che io veda di nuovo!».
«Coraggio! Àlzati, ti chiama!» Gesù è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto, come dirà Luca nel racconto di Zaccheo (Lc 19,1-10), per questo Bartimeo può riconoscere in Lui il salvatore. All’uomo nella miseria il Signore chiede di farsi coraggio e, lasciando le proprie misere sicurezze (la coperta), rispondere alla chiamata per lasciarsi risollevare dalla propria condizione e vivere la vita dei risorti (alzarsi è il verbo della resurrezione).
«Che cosa vuoi che io faccia per te?» Come domenica scorsa, Gesù si mostra come colui che non è venuto per farsi servire ma per servire con quel servizio regale che è proprio di Dio perché proprio dell’Amore. Con questa domanda, nondimeno, Gesù vuole anche che Bartimeo completi la sua “confessione di fede”: lo aveva riconosciuto “figlio di Davide”, quindi il Messia atteso, e rabbunì (mio maestro); ora manifestando la sua richiesta deve riconoscerlo Signore. Solo Dio, infatti, avrebbe potuto restituirgli la vista. Chiedere a Gesù di farlo tornare a vedere, equivale quindi a riconoscerlo Dio e manifestare fiducia in lui.
«Va’, la tua fede ti ha salvato» A questo punto, guarito, Bartimeo che ha incontrato la Luce vera che viene nel mondo (cf. Gv 1,9), non può che mettersi gioiosamente alla sequela.
Anche noi siamo invitati quest’oggi a fare lo stesso percorso: riconoscendoci bisognosi della misericordia del Padre, siamo chiamati a lasciare le nostre misere sicurezze a cui tanto facilmente attacchiamo il cuore, e fidandoci di Gesù, metterci alla Sua sequela e vivere la Vita dei Risorti. Il Signore ce lo conceda.
Fr. Marco
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