«Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano: “Chi ha chiuso tra due porte il mare …?”» (Gb 38,1.8-11)
«Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro.» (2Cor 5,14-17)
«Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?”. … “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”». (Mc 4,35-41)
Già domenica scorsa la Parola ci esortava alla fiducia operosa e alla speranza nell’opera di Dio. In questa XII domenica, ribadendo l’esortazione ad avere fede, la liturgia ci presenta il contrasto tra la paura per la propria vita e la Fiducia che lascia che Dio sia Dio.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato parte della risposta di Dio a Giobbe che gli chiede conto del perché delle sue sofferenze. In sostanza il Signore gli risponde: «Io sono il Signore che ha creato e ordinato il mondo, tu sei una creatura. Lascia che io sia Dio!».
«Maestro, non t’importa che siamo perduti?» Nella pagina evangelica, riportando il miracolo della tempesta sedata, l’evangelista Marco si rivolge probabilmente in prima istanza alla sua comunità che soffre la persecuzione e che comincia a chiedersi perché il Signore la permetta, perché non distrugga i persecutori.
Ritengo che capiti anche a noi, ogni tanto, di avere la tentazione di volere insegnare a Dio ciò che deve fare; o forse di chiedergli conto del perché soffriamo. Anche noi, ogni tanto, come i discepoli chiediamo «non t’importa che siamo perduti?». Oggi anche a noi Gesù risponde: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
Il brano evangelico si chiude sull’interrogativo riguardo l’identità di Gesù, un interrogativo rivolto anche a noi: «Chi è dunque costui …?» È il Signore, Colui per cui viviamo, come ci ricorda s. Paolo nella seconda lettura? O è al nostro servizio e deve fare ciò che gli chiediamo noi?
Ci fidiamo di Gesù? Se è così, dobbiamo preoccuparci solo di appartenergli, di vivere sotto la sua signoria; dobbiamo preoccuparci solo di non fare la nostra, ma la sua volontà. Gesù ci ha insegnato a pregare così: «Venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà …».
Lasciamoci guidare da Gesù: anche se dovremo attraversare la tempesta, se dovremo salire con Lui sulla croce della sofferenza per amore … anche quando tutto sembrerà perduto (“le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena”), Egli ci condurrà ad una Vita piena ed Eterna che solo Lui può darci (a Giobbe, alla fine del racconto, viene restituito moltiplicato tutto quanto aveva perso). Se, invece, cercheremo scappatoie e scorciatoie, allora sì rischieremo di perderci, di non giungere mai al Porto.
Ravviviamo, allora, la nostra fiducia: «l’amore del Cristo ci possiede»; siamo nelle Sue mani, non lasciamoci condizionare dalla paura.
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