venerdì 7 giugno 2024

Liberaci dal Male!

 «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,9-15)

«Fratelli, animati da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: «Ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo e perciò parliamo» (2Cor 4,13-5,1)

«“In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”». Poiché dicevano: “È posseduto da uno spirito impuro”» (Mc 3,20-35)

La liturgia della Parola della X Domenica del tempo ordinario si apre con il racconto, tratto dal libro della Genesi, della conseguenza del peccato originale: la paura e l’inimicizia. Il Creatore però non si rassegna a perdere l’uomo e annunzia il “protovangelo”: la buona notizia che alla fine la stirpe della donna schiaccerà la testa al serpente antico.

Nel capitolo 3 del Vangelo di Marco, da cui è tratta la pericope odierna, l’evangelista presenta l’interrogativo sull’identità di Gesù e ci guida a riconoscerlo come Colui che è venuto a sconfiggere il serpente antico, il male in tutte le sue espressioni.

Nei versetti che precedono la nostra pericope, infatti, Gesù insegna ed opera guarigioni e liberazioni suscitando l’adesione entusiastica della folla che gli si stringe attorno e vuole attingere al suo potere salvifico ed al suo insegnamento. Così ce lo presenta l’inizio della nostra pericope: assediato della folla e dimentico di se stesso tanto da fare esclamare: «È fuori di sé»

L’evangelista, però, non manca di notare, fin dai primi versetti del capitolo, la durezza di cuore di scribi e farisei (vv. 5 e 6). Che si rifiutano di riconoscerlo e di credergli. Persino i demòni, prima di essere, scacciati lo riconoscono come il figlio di Dio (v. 11). Non così scribi e farisei che, prima decidono di farlo morire (v. 6) poi, messi dinanzi l’evidenza dei segni, insinuano addirittura che sia posseduto da Beelzebùl. È il peccato che non può essere perdonato: l’ostinato rifiuto di credere e di accogliere Gesù come salvatore. Solo Gesù salva. Voltando le spalle a Lui, non volendolo riconoscere, in nessun altro possiamo trovare perdono e salvezza.

Anche noi quest’oggi siamo invitati a prendere posizione riguardo la fede. Siamo invitati a credere in Gesù, riconoscendolo davvero nostro salvatore e Signore, e ad annunciarlo con le nostre parole e le nostre azioni. È ciò che ci invita a fare san Paolo nella seconda lettura.

«Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?» Se lo accoglieremo riconoscendolo nostro Signore, non solo con le parole, ma facendo la volontà di Dio, anch’egli ci riconoscerà come appartenenti a Lui: suoi fratelli, sorelle e madri.

«Siamo sposi, quando l'anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l'azione dello Spirito Santo. E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo, che è in cielo. Siamo madri , quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l'amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri.» (S. Francesco, Lettera ai fedeli, FF 200)

Fr. Marco

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