giovedì 6 aprile 2023

«Vi ho dato l'esempio»

« … fate questo in memoria di me …» (1Cor 11, 23-26)

«Vi ho dato l’esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13, 1-15)

Nelle ore serali del Giovedì santo si celebra la “Messa nella Cena del Signore” nella quale facciamo solenne memoriale della istituzione dell'Eucarestia, il Sacramento della Carità, dell'Amore di Dio per noi che ci rende un solo Corpo di Cristo, la Chiesa, unita dal Suo Amore. È questo il senso del gesto della lavanda dei piedi (dove si fa).

Gesù nell’ultima cena dopo avere amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine, sino all’estremo compimento: donando il Suo Corpo e il Suo Sangue. Tale donazione, tuttavia, non è che la naturale conclusione di una “vita donata”. Una donazione che comincia con l’incarnazione: è lì infatti che ha inizio quella Kenosi, quello svuotamento che ha il suo culmine sulla Croce e, sacramentalmente, nell’Eucaristia.

L’evangelista Giovanni, tuttavia, invece di raccontare l’istituzione dell’Eucarestia, racconta della lavanda dei piedi e, attraverso questo racconto, spiega la logica del “Corpo spezzato” e del “Sangue versato”, raccontati dagli altri evangelisti. San Giovanni racconta che Gesù si alzò da tavola, depose le vesti, si cinse l’asciugatoio, lavò i piedi e riprese le vesti. Nel testo greco sono adoperati gli stessi verbi che pronuncia Gesù quando dice: “Io lascio la mia vita per riprenderla di nuovo”. Questa è una spia, ci fa capire che questo gesto non è un gesto emotivo, fatto da Gesù la sera dell’ultima cena, ma è proprio la descrizione, la “formula breve”, della Passione, e quindi dell’Eucaristia. Questo gesto spiega la logica dell’Eucaristia: Gesù, rimanendo sempre servo, servo e Signore, dice che la nostra signoria, la nostra affermazione, sta nel servizio[1].

«Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13,15) Queste parole hanno qui il senso di «Fate questo in memoria di me»: ci invitano sicuramente a ripetere il gesto sacramentale, a celebrare il memoriale, ma hanno anche il senso di comandare di fare ciò che il gesto sacramentale significa: come Cristo, anche noi dobbiamo potere dire: questo è il mio corpo spezzato per voi, questo è il mio sangue versato per voi.

Lavarci i piedi l’un l’altro sull’esempio del Maestro, infatti, è il comando lasciatoci da Gesù. È questa la via voluta da Dio per la nostra salvezza. Partecipare al banchetto eucaristico significa, in obbedienza a Cristo, unirsi alla sua offerta d’amore, fare comunione con Cristo, assimilarsi (farsi simili) al Figlio diletto del Padre.

Nell’enciclica Sacramentum Caritatis, papa Benedetto XVI ci ricordava che il cristiano è chiamato a testimoniare concretamente sul piano sociale e politico l’amore di Cristo, facendosi “pane spezzato per gli altri” e impegnandosi “per un mondo più giusto e fraterno”, denunciando lo scandalo della fame, il dramma dei profughi, il crescente divario tra ricchi e poveri provocato da “certi processi di globalizzazione”.

Facendo memoriale dell’Amore di Cristo portato fino al pieno compimento nel servizio ai fratelli e nell’offerta sacramentale del Suo Copro e del Suo Sangue, lasciamoci conformare a Cristo ed impariamo ad amare il Padre e i fratelli fino alla fine.

Fra Marco



[1] Cfr. Bello A., Laudate e benedicete, ed Insieme, Terlizzi 2000, 45-48

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