Nel pomeriggio del Venerdì Santo la Chiesa celebra la Passione di N. S. Gesù Cristo. Prima della preghiera universale e della adorazione della Croce viene proclamata la Passione secondo il Vangelo di Giovanni. In questo racconto l’evangelista sottolinea come Gesù non subisce gli eventi ma li assume da Signore: è l’ora della Gloria. Nessuno Gli toglie la vita, ma Lui la consegna da se stesso (Cfr. Gv 10,18). Sulla Croce, infatti, si realizza la totale e piena consacrazione di Gesù quale vittima e sacerdote che con la Sua offerta glorifica il Padre e da Lui è glorificato (cfr. Gv 17,4-5.19)
Gesù sulla Croce regna vittorioso. Questo è evidenziato dall’ultima parola che pronunzia prima di “consegnare lo spirito”: «É compiuto». Il verbo greco usato, teleo, rimanda all’inizio dei discorsi dell’ultima cena in Giovanni, quando, nel Cenacolo «Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine (eis telos – fino al compimento)» (Gv 13,1). Ora, sulla Croce, donando se stesso, Gesù realizza la totalità dell’Amore, lo porta a pieno compimento.
Gesù non muore stremato e
sconfitto. Egli afferma: “Tutto è
compiuto”, cioè “Ho eseguito con
successo il compito per il quale ero venuto”. «É compiuto» è dunque il grido finale di vittoria
del Salvatore. Quando morì, Cristo portò tutto a compimento. L’Amore di Dio per
l’uomo si manifesta nella sua massima espressione: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri
amici.» (Gv 15,13). È portata a compimento la “Volontà del Padre”, cioè il
progetto salvifico, che passa attraverso la conoscenza del Padre nella verità
perché l’uomo possa essere salvato dal nonsenso della vita e possa avere la Vita
eterna (cfr Gv 4,34 e 17,3-4): «Questa è
la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato,
Gesù Cristo.» Sulla Croce, infine, è annullato «il documento scritto contro
di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo
inchiodandolo alla croce» (Col 2,14). La trasgressione della Legge da parte
dell’umanità peccatrice, infatti, sfociava in una sentenza di morte. La
passione di Cristo ha pagato ogni debito e annullato la sentenza di morte: «É compiuto»
La prima cosa che siamo chiamati a fare contemplando la Passione di Gesù è credere alla buona notizia, accogliere ciò che Cristo ha fatto per noi: «Tutto è compiuto!», siamo stati salvati senza nostro alcun merito.
Credendo a quest’amore portato fino all’estremo, inoltre, siamo invitati a lasciarci conquistare dall’Amore e ad accenderci d’amore a nostra volta. Siamo chiamati, infine, a corrispondere come meglio possiamo a quest’amore donando anche noi la nostra vita perché il Padre possa compiacersi di noi come del Figlio. Innestati per il Battesimo in Cristo Re, Sacerdote e Profeta, anche noi, infatti, siamo chiamati in Cristo a glorificare il Padre: «In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.» (Gv 15,8); anche noi siamo chiamati ad offrire noi stessi, i nostri corpi, «come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.» (Rm 12,1-2)
Accogliamo l’amore di Gesù Cristo e viviamo il suo comandamento: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.» (Gv 13,34)
Fr. Marco
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