mercoledì 5 gennaio 2022

Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.


«… ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te.» (Is 60,1-6)

«Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: … le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.» (Ef 3,2-3;5-6)

« … alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.» (Mt 2,1-12)

​Oggi, solennità dell’Epifania, celebriamo la “manifestazione” (in greco epifania) del Signore al mondo intero, ai “lontani” rappresentati dai Magi venuti dall’oriente. La tradizione popolare parla di “tre re” per i doni che offrono: oro per Gesù re dei re della terra, incenso per onorare la divinità di Gesù e mirra simbolo della passione salvifica che avrebbe accolto per noi. I tre Magi, però, rappresentano anche i tre figli di Noè, Sem, Cam e Iafet, ossia tutta l’umanità che da essi sarebbe discesa.
Nella prima lettura, la Parola di Dio ci descrive una situazione di “tenebra”, di oscurità, una situazione in cui sembra che non ci sia speranza. In queste tenebre spunta la Luce, la Speranza: il Signore dà un segno della sua presenza nel mondo attraverso la gloria di Gerusalemme.
Oggi il segno della presenza di Dio nel mondo, questo segno che deve dare speranza e invitare alla gioia, è la Chiesa, l’assemblea dei battezzati, il nuovo popolo di Dio, la Gerusalemme Celeste del “già e non ancora”, cioè già presente nel mondo, ma non ancora pienamente rivelata; è per questo che proprio oggi si legge “l’annuncio del giorno di Pasqua”: si annuncia il Mistero di Cristo di cui tutto l’anno liturgico è memoriale e attuazione. Per i nostri contemporanei, quindi, è la Chiesa il segno che splende della gloria di Dio. Non per tutti, però, la presenza della gloria di Dio è motivo di gioia.
Il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Così il Vangelo descrive i sentimenti di Erode e della casta sacerdotale che vedono nel Re che è nato un turbamento al loro potere. Anche oggi, purtroppo, “il mondo” (nell’accezione che a questa parola da s. Giovanni) vede in Gesù un “disturbatore” da eliminare, da ridurre al silenzio. Si vorrebbe eliminare Dio. 
Anche a noi può capitare di sentirci “disturbati” dal Signore; può capitare che le esigenze della Sua sequela, diametralmente opposte a quelle del mondo, ci portino a volerlo “eliminare”. Se riconosciamo in Gesù il Signore, infatti, dobbiamo rinunciare alla “signoria del nostro io”, a mettere noi stessi al centro del mondo, per adorare Lui e vivere sotto la Sua signoria. Solo facendo questo potremo svolgere quel ministero di cui ci parla oggi S. Paolo nella seconda lettura e che appartiene a tutti i battezzati: annunziare al mondo la Speranza e la Gioia. Annunziare al mondo che ci sono “valori” capaci di dare la felicità, ma che non possono essere messi in banca; valori diversi da quelli economici: valori eterni e capaci di darci quella felicità che il denaro, il “piacere” o il potere non saranno mai capaci di darci.
Accogliamo, allora, il Signore che viene a manifestare la Sua gloria, poniamoci sotto la Sua signoria di Amore e di Pace. Sperimenteremo la libertà di essere figli di Dio amati e testimonieremo al mondo quella gioia di vivere di cui i nostri contemporanei sono assetati. Auguri.
Fra Marco.

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