venerdì 3 dicembre 2021

Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!

 «Sorgi, o Gerusalemme … Poiché Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le valli livellando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio.» (Bar 5,1-9)

« … prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.» (Fil 1,4-6.8-11)

«… la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. … “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! …”» (Lc 3,1-6)

Domenica scorsa, prima domenica di avvento, la Parola di Dio ci invitava all’attesa e alla vigilanza, a stare attenti a noi stessi. In questa seconda domenica la liturgia della Parola dà un contenuto a questa vigilanza: siamo chiamati alla conversione, a preparare la via al Signore che viene.

Conversione, lo sappiamo bene, significa fare una “inversione a U”, ritornare sui propri passi abbandonando la strada sbagliata che si sta percorrendo. È quello che siamo chiamati a fare quest’oggi: lasciare le vie di peccato che ci portano in esilio, lontano dalla Vita, per ritornare al Signore.

La liturgia di oggi, tuttavia, ci invita anche di raddrizzare i sentieri, riempire i burroni e abbassare i monti. Conversione significa anche questo: preparare la nostra vita ad accogliere la venuta del Signore. Se guardiamo con onestà alla nostra vita lasciandoci illuminare dal Signore, scopriamo quanto bisogno ci sia di queste “grandi opere di ripristino”; scopriamo anche, però, di non essere capaci di compierle. Ecco intervenire il messaggio di speranza che questa domenica il Signore ci presenta: «Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi secolari, di colmare le valli e spianare la terra» (I lettura). È Dio stesso che compirà quest’opera a condizione che noi glieLo permettiamo.

La parola di Dio venne su Giovanni … Lo strumento con cui il Padre vuole operare nella nostra vita è la Sua Parola. Perché questa parola possa essere accolta e produca frutto nella nostra vita, però, siamo chiamati ad assumere l’atteggiamento di Giovani il Battista: la disponibilità. Per questo, nella pericope odierna, l’evangelista Luca inizia presentando i potenti del tempo: colloca nella storia concreta dell’umanità l’evento della venuta della Parola su Giovanni. Non è sui potenti della terra, tuttavia, che “viene la Parola”, ma su un uomo semplice e nel deserto. La disponibilità di cui parlavo, condizione indispensabile perché la Parola venga accolta e produca frutto, implica farle spazio rinunciando ad ogni pretesa di autosufficienza e riconoscendo la nostra piccolezza e il nostro bisogno di Dio (cosa che difficilmente i potenti riescono a fare). È necessario, però, anche entrare nel “deserto”, fare tacere i rumori del mondo per potere ascoltare il “sussurro della brezza leggera” (Cfr. 1Re 19,12 dove più letteralmente si può tradurre la “voce del silenzio”) che manifesta la Parola.

Solo in seguito, come Giovanni, siamo chiamati alla funzione profetica: rimanendo nel silenzio dell’ascolto (nel deserto), siamo chiamati a farci voce di questa parola nell’invitare il mondo ad accogliere Colui che solo può donargli la pace e la gioia di cui è assetato.

Fr. Marco

Nessun commento:

Posta un commento