lunedì 6 dicembre 2021

santi e immacolati nella carità

 «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,9-15.20)

«Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, … In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo» (Ef 1,3-6.11-12)

«Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te … Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,26-38)

La Parola di Dio della solennità odierna si apre con il racconto delle conseguenze immediate del peccato dei progenitori: la rottura di ogni rapporto di amicizia tra l’uomo e Dio («Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto»), tra l’uomo e la donna («La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato») e tra l’uomo e il creato («Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato»). Insieme all’inimicizia con il creatore entra nella Creazione anche la paura.

Questa inimicizia, infatti, questa incapacità di vedere Dio come il Padre che ci ama al di là di ogni nostra immaginazione e i fratelli e il Creato come un dono d’amore, e la conseguente morte dell’anima, è la conseguenza del peccato originale che si tramanda per ogni generazione. La pagina di genesi che abbiamo ascoltato nella prima lettura, però, si conclude con quello che viene chiamato il “proto-vangelo”: l’annuncio che la Stirpe della Donna avrebbe schiacciato la testa del serpente antico.

È quello che avviene in Maria: in vista dei meriti di Cristo, è da Lui redenta fin dal grembo materno e quindi resa capace, con la sua obbedienza fiduciosa al progetto del Padre, di essere “aurora della redenzione”, colei attraverso la quale è giunto nel mondo il Redentore.

In questa solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, però, vorrei che riflettessimo su ciò che questo dogma dice a noi per la nostra salvezza. Maria oggi ci viene presentata come “avvocata di grazia e modello di santità” (prefazio). L’opera redentrice di Cristo, infatti, che ci raggiunge nei sacramenti, compie in noi ciò che ha operato in Maria fin dal concepimento: Maria è immacolata fin dal grembo materno, noi diventiamo immacolati con il battesimo.

A differenza di Maria, però, noi non sempre corrispondiamo pienamente a questa Grazia rendendoci colpevoli con i nostri peccati volontari (mai compiuti da Maria) e non aderendo al progetto d’amore del Padre. Per questo il Signore, che, come ci ricorda S. Paolo oggi nella seconda lettura, ci vuole “santi e immacolati di fronte a lui nella carità”, ha istituito il sacramento della riconciliazione: se ben celebrato (con un vero pentimento e un sincero proposito di non peccare più), ci restituisce la santità battesimale. Non sprechiamo tali doni d’amore, ma impegniamoci a corrispondere alla grazia di cui Dio vuole colmarci e a compiere la volontà del Padre nella nostra vita.

Guardando a Maria tutta bella, ricolma di ogni virtù e senza alcuna macchia di peccato, la Chiesa tutta e ogni singolo battezzato può oggi contemplare ciò che il Signore vuole fare con ciascuno di noi e con la Chiesa nel suo insieme: un capolavoro di Santità.

Contemplando Maria la nostra madre immacolata, anche noi impegniamoci ogni giorno per dire a Dio la nostra risposta di obbedienza fiduciosa: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

Fr. Marco.

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