sabato 7 novembre 2020

“Ecco lo sposo! Andategli incontro!”

 

«La sapienza è splendida e non sfiorisce, facilmente si lascia vedere da coloro che la amano e si lascia trovare da quelli che la cercano.» (Sap. 6, 12-16)

«Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.» (1Ts 4, 13-18)

«A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.» (Mt 25, 1-13)

​Essendo ormai prossimi alla conclusione dell’anno liturgico, in questa XXXII Domenica del Tempo Ordinario, la Parola ci fa contemplare le “cose ultime”. La pagina del Vangelo, infatti, è tratta dal “discorso escatologico” del Vangelo di Matteo (capp. 24-25). Gesù sta rispondendo alla domanda dei discepoli riguardo il “quando” della venuta gloriosa del Figlio dell’Uomo (Mt 24,3). Non ci è dato di conoscere il “quando”, “l’ora” della venuta; ciò che è indispensabile, però, è farsi trovare pronti. Per questo motivo oggi il Maestro ci invita alla vigilanza, a vegliare, a non lasciare che il protrarsi dell’attesa ci faccia dimenticare chi stiamo aspettando.

È ciò che ci vuole comunicare la “parabola delle dieci vergini”: l’esortazione alla vigilanza che si fa attesa di un evento che, per quanto possa “ritardare” rispetto alle nostre aspettative, di sicuro avverrà. 

È anche il motivo per cui la prima lettura ci esorta a vivere con “Sapienza”, cioè secondo la volontà di Dio. La Sapienza che dobbiamo ricercare, infatti, è quel “vivere bene” che si può apprendere solamente ascoltando e meditando la Parola di Dio. Questa Sapienza, va “cercata”, “desiderata”, per essa bisogna “vegliare”; ci viene richiesto, quindi, un certo impegno, una “dolce fatica”; quella fatica che non viene percepita tale perché sostenuta dall’amore. Questo deve essere il nostro impegno nel meditare e comprendere sempre più pienamente la Parola di Dio.

Essere vigilanti nell’attesa, tuttavia, significa anche attrezzarsi per non essere trovati impreparati al momento dell’incontro con lo Sposo. Nella parabola evangelica, tutte e dieci le vergini hanno le lampade, ma solo le vergini sagge si sono procurate l’olio perché queste lampade possano risplendere. 

Fuori di parabola, per la Grazia di Dio ricevuta nel Battesimo, tutti i cristiani siamo nelle condizioni di risplendere della luce di Cristo. Solo coloro che ascoltando la Parola vivono con sapienza, però, restano vigili nella Speranza e vivono una Fede operosa che si traduce nella Carità. Solo loro alla fine avranno raggiunto quella conformità a Cristo che li farà riconoscere come “giusti” e li ammetterà al “banchetto nuziale”.

In verità io vi dico: non vi conosco Gli stolti, coloro che vivono senza sapienza (quindi una vita “insipida”) sono coloro che hanno lasciato sopire la loro speranza (non sperano più nulla e non aspettano nulla); se vivono una parvenza di “fede”, questa è appunto una fede inoperosa, che non si traduce nella vita, ed è, quindi una “fede morta”, come la definirebbe S. Giacomo; spesso l’unico amore che li muove è un disordinato amore del proprio io. Costoro non si conformano al solo Giusto e non potranno essere da Lui riconosciuti ed introdotti al banchetto.

Non facciamoci trovare impreparati! Procuriamoci per tempo “l’olio” per le nostre lampade in modo che possano splendere della Luce di Cristo.

Andate dai venditori e compratevene. I venditori, coloro presso i quali ci possiamo procurare l’olio che faccia splendere la nostra vita, sono i poveri, i piccoli. I primi discepoli di Gesù l’hanno capito subito. Ci apprestiamo a celebrare la memoria di S. Martino di Tour (316-397) il cui gesto più famoso è l’avere tagliato il suo mantello per coprire un povero. Gesto simbolico di una vita in cui si prese cura degli ultimi della società. Come lui, i santi di ogni epoca hanno brillato di quella Carità operosa che nasce dalla Speranza certa fondata sulla Fede. Illuminati dalla Parola e dall’esempio dei santi, allora, impariamo anche noi a vivere praticando la Sapienza che ci viene dal nostro Maestro.

Fr. Marco.

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