sabato 27 luglio 2019

Signore, insegnaci a pregare ...

«… Abramo riprese e disse: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere” …» (Gen 18,20-32)

«Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.» (Col 2,12-14)

«Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”». (Lc 11,1-13)

​In questa XVII domenica del T.O. la Parola ci presenta la realtà della preghiera. Nel Vangelo, infatti, sollecitato dagli apostoli, che lo avevano visto pregare, Gesù insegna la preghiera per eccellenza e spiega il senso della preghiera: rivolgersi con fiducia ad un amico, ad un Padre, dal quale non possiamo che ricevere cose buone.
La stessa fiducia che ritroviamo nella prima lettura in cui ascoltiamo la preghiera di intercessione di Abramo per Sodoma e Gomorra. Una preghiera che ci è presentata dalla liturgia odierna come modello: una preghiera altruistica, non “ripiegata su se stessa”, fiduciosa ed insistente.
«Vedi come ardisco parlare …» Pur animato dalla fiducia, Abramo non dimentica che si sta rivolgendo al suo Signore: la confidenza non sfocia nella irriverenza e la sua fiduciosa richiesta non diventa pretesa di piegare la volontà di Dio alla sua.
È questo, forse, l’errore più frequente nella preghiera: la convinzione che, usando “la formula giusta”, possa piegare Dio a fare quello che voglio io. Dato, però, che Dio è Padre e non Babbo Natale o il Genio della Lampada, ciò non avviene e noi restiamo delusi: Dio non fa quello che voglio io.
Gesù ci insegna a chiedere l’esatto opposto: «venga il tuo regno», regna Tu nelle nostre vite. La versione di Matteo è ancora più esplicita: «venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà». Nel vangelo di Marco, in fine, ascoltiamo Gesù stesso che nel Getsemani, nell’ora più buia , prega: « … non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Fiduciosi nell’amore del Padre, siamo invitati a manifestare i nostri bisogni (soprattutto pregando gli uni per gli altri perché la nostra preghiera non sia egoistica), ricordando sempre, però, che ciò che vuole il Padre è meglio per noi.
Ciò che chiediamo nella preghiera, quindi, è la grazia di conoscere e compiere la Sua volontà che è il nostro vero Bene. Riconoscendo la nostra dipendenza creaturale, chiediamo al Padre di provvedere ai nostri bisogni, di darci “il nostro pane quotidiano”. Gli chiediamo, ancora, di perdonarci per tutte quelle volte in cui abbiamo fatto del male a noi e ai nostri fratelli allontanandoci da Lui con il peccato. Non possiamo, però, chiedere di essere perdonati se non siamo disposti a nostra volta  perdonare coloro che ci hanno fatto del male. Infine, consapevoli della nostra debolezza, chiediamo al Padre di sorreggerci nel momento della tentazione.
Il Signore ci doni la grazia di riconoscerlo e accoglierlo come Signore della nostra vita e di metterci alla sua presenza riconoscendolo Amico e Padre al quale rivolgerci con fiducia.
Fr. Marco

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