In questa giornata in cui nsi commemora l'ingresso di Gesù a Gerusalemme, voglio fare mia un pensiero di Mons.
Etchegaray.
«Come un asino.
Sì, proprio come
quell’animale che un dizionario biblico così descrive:
"L’asino della Palestina è molto vigoroso, sopporta il caldo, si nutre di
cardi; ha una forma di zoccoli che rende molto sicuro il suo incedere,
costa poco il mantenerlo. I suoi soli difetti sono la caparbietà e la
pigrizia"
Io vado avanti come quell’asino di Gerusalemme, che, in quel giorno della festa
degli ulivi, divenne la cavalcatura regale e pacifica del Messia.
Io non sono sapiente, ma una cosa so: so di portare Cristo sulle mie
spalle e la cosa mi rende più orgoglioso che essere borgognone o basco.
Io lo porto, ma è lui che mi guida: io credo in lui, lui mi guida verso il suo
regno. Chissà quanto si sente sballottato il mio signore, quando inciampo
contro una pietra!
Ma lui non mi rinfaccia mai niente. E’ così bello percepire quanto sia buono e
generoso con me: mi lascia il tempo di salutare l’incantevole asina di
Balaan,di sognare davanti a un campo di spighe, di dimenticarmi persino di
portarlo.
Io vado avanti in silenzio.
E’ strano quanto ci si capisca anche senza parlare!
La sua sola parola, che io ho ben capito, sembra essere stata detta apposta per
me:
“il mio giogo è facile da sopportare e il mio passo leggero” (Mt 11 ,30).
Fede d’animale, come quando, una notte di Natale, allegramente portavo sua
madre verso Betlemme.
Io vado avanti nella gioia.
Quando voglio cantare le sue lodi, io faccio un baccano del diavolo, io
canto stonato. Lui allora ride, ride di cuore e il suo riso trasforma le
strettoie del mio vecchio cammino in una pista da ballo e i miei pesanti
zoccoli in sandali alati.
Io vado avanti come un asino che porta Cristo sulle sue spalle.»
(Mons. Etchegaray)
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