«… ecco, la tenebra
ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il
Signore, la sua gloria appare su di te.» (Is 60,1-6)
«Fratelli, penso che
abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a
vostro favore: … le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la
stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa
promessa per mezzo del Vangelo.» (Ef 3,2-3;5-6)
« … alcuni Magi
vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei
Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”.
All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.»
(Mt 2,1-12)
Nella solennità dell’Epifania celebriamo la “manifestazione”
(questo significa epifania in greco)
del Signore al mondo intero, ai “lontani” rappresentati dai Magi venuti
dall’oriente. La tradizione popolare parla di “tre re” per i doni che offrono
al bambino Gesù: oro per il Re dei re della terra, incenso per onorare la
divinità del Figlio di Dio e mirra simbolo della passione salvifica che avrebbe
accolto per noi. Nella tradizione dei tre Magi, però, sono rappresentati anche
i tre figli di Noè, Sem, Cam e Iafet, ossia tutta l’umanità che da essi trova
origine secondo la tradizione biblica (Cfr. Gen 6,10; 9,1).
Il profeta Isaia, nella prima lettura, ci descrive una
situazione di “tenebra”, di oscurità, una situazione in cui sembra che non ci
sia speranza. In queste tenebre spunta la Luce, la Speranza: il Signore dà un
segno della sua presenza nel mondo attraverso la gloria di Gerusalemme.
Oggi questo segno che deve dare speranza e invitare alla gioia, il segno della
presenza di Dio nel mondo, è la Chiesa, l’assemblea dei battezzati, il nuovo
popolo di Dio, la Gerusalemme Celeste del “già e non ancora”, cioè già presente
nel mondo, ma non ancora pienamente rivelata. È per questo che
proprio oggi si legge “l’annuncio del giorno di Pasqua”: si annuncia il Mistero
di Cristo di cui la Chiesa celebra il memoriale e l’attuazione durante tutto
l’anno liturgico. Per i nostri contemporanei, quindi, è la Chiesa il segno che
splende della gloria di Dio. Non per tutti, però, la presenza della gloria di
Dio è motivo di gioia.
Il re Erode restò
turbato e con lui tutta Gerusalemme. Così il Vangelo descrive i sentimenti
di Erode e della casta sacerdotale che vedono nel Re che è nato un turbamento
al loro potere. Anche oggi, purtroppo, “il mondo” (nell’accezione che a questa
parola da s. Giovanni) vede in Gesù un “disturbatore” da eliminare, da ridurre
al silenzio. Quante volte mi capita di sentire dire che la Chiesa (intendendo
con ciò il magistero) non deve intromettersi … sembra quasi che la libertà di
parola valga per tutti, tranne che per chi professa il Vangelo!
Anche a noi può capitare di sentirci “disturbati” dal
Signore; può capitare che le esigenze della Sua sequela, diametralmente opposte
a quelle del mondo, ci portino a volerlo “eliminare”. Se riconosciamo in Gesù
il Signore, infatti, dobbiamo rinunciare alla “signoria del nostro io”, a
mettere noi stessi al centro del mondo, per adorare Lui e vivere sotto la Sua
signoria. Solo facendo questo potremo svolgere quel ministero di cui ci parla
oggi S. Paolo nella seconda lettura e che appartiene a tutti i battezzati:
annunziare al mondo la Speranza e la Gioia. Annunziare al mondo che ci sono
“valori” capaci di dare la felicità, ma che non possono essere messi in banca;
valori diversi da quelli economici: valori eterni e capaci di darci quella
felicità che il denaro, il “piacere” o il potere non saranno mai capaci di
darci.
Accogliamo, allora, il Signore che viene a manifestare la
Sua gloria, poniamoci sotto la Sua signoria di Amore e di Pace. Sperimenteremo
la libertà di essere figli di Dio amati e testimonieremo al mondo quella gioia
di vivere di cui i nostri contemporanei sono assetati. Auguri.
Fr. Marco.
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