venerdì 12 ottobre 2018

Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse … vieni! Seguimi!

«Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto» (Sap 7,7-11)

«Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.» (Eb 4,12-13)

«Mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” … “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.» (Mc 10,17-30)

Avvicinandoci alla conclusione dell’anno liturgico, la parola di Dio della XXVIII Domenica del Tempo ordinario, comincia a indirizzare i nostri cuori verso le cose eterne che sole possono saziare la nostra “fame di vita”.
Protagonista della pericope evangelica di questa domenica, infatti, è un “Tale” che, pur possedendo molti beni, non è un uomo felice, realizzato. Dal racconto evangelico, infatti, veniamo a sapere che questo tale ha apparentemente tutto ciò che si potrebbe desiderare: abbondanza di beni materiali ed una vita “ricca di virtù” («queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza»). Eppure sente che gli manca qualcosa: cerca la “Vita eterna”, quella Vita Piena che non avrà mai fine e che sa di dovere attendere come un dono (parla di “ereditare”).
Penso se non sia un caso se l’evangelista non dà un nome a questo “tale”: incarna le attese di ogni uomo la cui speranza ha bisogno di orizzonti ampi e non può ridursi al solo orizzonte materiale.
Quelle stesse attese che ispirarono l’autore sapienziale a implorare il dono della Sapienza (I lettura): una guida sicura nella vita che ci dia le giuste coordinate per Vivere veramente.

Al popolo di Israele questa sapienza viene donata sotto forma della Legge: le Dieci Parole destinate a guidare il comportamento del popolo eletto e a custodire l’Alleanza con Dio. È a questa sapienza che Gesù inizialmente rimanda il suo interlocutore. Il “Tale”, però, non è soddisfatto: sa di avere dinanzi il “Maestro Buono” capace di indicargli la via migliore.
«Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse …» È a questo punto che Gesù lo invita alla sequela nell’Amore, a “perdere” la vita abbandonando ogni sicurezza precedente, per vivere la Vita lasciandosi guidare dalla Luce della Fede, dalla fiducia nel Maestro Buono. La sapienza antica, infatti, pur non essendo mai stata abrogata, è adesso superata dalla “Sapienza personificata”: è Gesù adesso che noi siamo chiamati a seguire per giungere alla Pienezza della vita.
Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. È il triste esito di quest’incontro: il Tale “possedeva molti beni”, o meglio era posseduto da molti beni, quindi, pur con la morte nel cuore, torna alla misera vita di prima.

Oggi noi siamo invitati a non fare la stessa scelta. Anche noi, infatti, che ne siamo consapevoli o meno, come il tale del Vangelo, abbiamo bisogno di sperare e di allargare i nostri orizzonti di speranza: anche noi aneliamo alla Vita Eterna. Troppo spesso soffochiamo il bisogno di Vita accumulando beni che, in fin dei conti, non sono capaci di soddisfare le nostre attese (tanto che non ci bastano mai). Anche a noi il Maestro chiede di abbandonare le nostre fallaci sicurezze per abbandonarci al Suo Amore e metterci alla Sua sequela, divenendo Suoi discepoli e lasciandoci guidare la Lui. Se sceglieremo di rispondere alla Sua chiamata, sperimenteremo anche noi quel centuplo che il Maestro promette, insieme all’incomprensione da parte del mondo, a coloro che lo seguono.
Fr. Marco

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