«“Il Signore ha
salvato il suo popolo, il resto d’Israele”. Ecco, li riconduco dalla terra del
settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la
partoriente: ritorneranno qui in gran folla.» (Ger 31,7-9)
«Cristo non attribuì a
se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio
figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo:
“Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek”». (Eb
5,1-6)
«Gesù si fermò e
disse: “Chiamatelo!”. Chiamarono il cieco, dicendogli: “Coraggio! Àlzati, ti
chiama!”. Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.»
(Mc 10,46-52)
Questa domenica, trentesima del tempo ordinario, la liturgia
della Parola si apre con un messaggio di speranza: “Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele”. Oggi
infatti Gesù ci viene presentato ancora una volta come il salvatore, colui che
viene a cercare e salvare il cieco e lo
zoppo, quanti sono ridotti a mendicare
la vita. Il Salvatore viene a radunare tutta l’umanità per farla entrare
nella pienezza della Vita.
Nel Vangelo, Gesù sta recandosi a Gerusalemme, la città
santa simbolo della comunione con Dio, e attraversa Gerico, la città della resistenza a Dio (Cf. Gs 6,1-21),
consegnata da Dio a Giosuè. Penso che si possa interpretare Gerico come la
città dell’autoaffermazione contro Dio. Non è un caso se nella parabola “del
buon samaritano” il tale incappato nei briganti sta scendendo da Gerusalemme a
Gerico (Lc 10,25-37). Mentre Gesù sta uscendo dalla città, Bartimeo, cieco e
ridotto a mendicare lungo la strada, lo riconosce e comincia a chiamarlo con il
titolo messianico di Figlio di Davide.
Bartimeo è simbolo dell’umanità che, volendo affermare se stessa
resistendo a Dio, si trova cieca, lontana dalla Luce della Vita, e mendicante.
Tuttavia, nella sua cecità, quest’uomo riconosce in Gesù l’unico che può
salvarlo, che può strapparlo dalla sua miseria e restituirgli la Luce che aveva
perduto (« … che io veda di nuovo!»).
«Coraggio! Àlzati, ti
chiama!» Se Bartimeo può riconoscere Gesù, però è perché per primo Gesù è venuto a cercare e a salvare ciò che era
perduto, come dirà Luca nel racconto di Zaccheo (Lc 19,1-10). All’uomo
nella miseria Gesù chiede di farsi coraggio e, lasciando le proprie misere
sicurezze (la coperta), rispondere alla chiamata per lasciarsi risollevare
dalla propria condizione e vivere la vita dei risorti (alzarsi è il verbo della
resurrezione)
«Che cosa vuoi che io
faccia per te?» Ancora una volta Gesù si mostra come colui che non è venuto
per farsi servire ma per servire con quel servizio regale che è proprio di Dio
perché proprio dell’Amore. Con questa domanda, però, Gesù vuole anche che
Bartimeo completi la sua “confessione di fede”: solo Dio, infatti, avrebbe
potuto restituirgli la vista. Chiedere a Gesù di farlo tornare a vedere,
equivale quindi a riconoscerlo Dio e manifestare fiducia in lui.
A questo punto, guarito, Bartimeo che ha incontrato la Luce vera che viene nel mondo (cf. Gv
1,9), non può che mettersi gioiosamente alla sequela.
Anche noi siamo invitati quest’oggi a fare lo stesso
percorso: riconoscendoci bisognosi della misericordia del Padre, siamo chiamati
a lasciare le nostre misere sicurezze a cui tanto facilmente attacchiamo il
cuore, e fidandoci di Gesù, metterci alla Sua sequela e vivere la Vita dei
Risorti. Il Signore ce lo conceda.
Fr. Marco
Nessun commento:
Posta un commento