mercoledì 9 maggio 2018

Peppino Impatato 9 maggio 1978 – 9 maggio 2018

Nel giorno in cui molti fanno memoria del ritrovamento del Corpo dell’On. ALDO MORO, io voglio ricordare il brutale assassinio di PEPPINO IMPASTATO.
Giuseppe Impastato, meglio conosciuto come “Peppino”, nacque il 5 gennaio 1948 a Cinisi. Nonostante la sua famiglia fosse inserita nell’organizzazione mafiosa, seppe prenderne ben presto le distanze. Già in questo scorgo un grande esempio di libertà: ognuno di noi può scegliere chi essere a prescindere dall’ambiente in cui è nato.
Di animo poetico, Peppino è stato un giornalista che coraggiosamente passò la sua vita a denunciare le attività di Cosa Nostra. Famosa  è la sua frase: “La mafia è una montagna di merda”. La sua strenua opposizione all’organizzazione mafiosa e al pensiero mafioso in genere, lo portò alla morte, a pochi giorni dalle elezioni per le quali si era candidato nella lista di Democrazia Popolare, nella notte del 9 maggio del 1978. 
Quella notte, uscito dalla sede di Radio-Aut, una piccola emittente autofinanziata dai microfoni della quale denunciava i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini (in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti - chiamato «Tano Seduto» da Peppino - che aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto di Punta Raisi), Peppino si apprestava ad andare a casa. Venne rapito e portato in un casolare dove lo uccisero. La sua morte venne registrata come suicidio dato che il suo cadavere venne imbottito di una carica di tritolo che lo fece completamente a pezzi.
Il ritrovamento in quello stesso giorno del cadavere dell’On. Aldo Moro fece passare in secondo piano la morte di Peppino Impastato e la verità sulla sua morte venne scoperta con troppo ritardo. Solo negli ultimi anni, grazie alla mamma e al fratello, Peppino Impastato è diventato un morto di mafia considerato troppo scomodo a causa delle sue verità, delle sue idee, denunce ed opposizioni.
«Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. Bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vive la curiosità e lo stupore». (Peppino Impastato)
Perché la memoria di quest’uomo, che non si è arreso all’ambiente corrotto in cui era nato né al potere dei prepotenti, non si limiti solo alle belle parole, credo sia necessario vigilare sul nostro modo di pensare e di agire. Mettiamo al bando dalla nostra quotidianità ogni illegalità. Impariamo a prendere in mano le redini della nostra vita senza mai assumere il ruolo della vittima. Cessiamo di cercare “amici” per ottenere favori che non ci spettano. Nel contempo, però, impariamo ad esigere i diritti che ci spettano e che certi “amici” vorrebbero fare passare per favori per i quali rimanere in debito.
Solo quando rialzeremo la testa e smetteremo di riconoscere padrini, ma solo il Padre (per citare un pensiero del Beato Pino Puglisi), la mafia sarà estirpata dalla nostra bella Terra.

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